Avete già provato la nuova funzione Timelapse di Google Earth? Questo aggiornamento è molto diverso da tutti i precedenti, poiché aggiunge la quarta dimensione, il tempo, alle 3D che già avevamo a disposizione in questo ed altri programmi esplorativi del nostro pianeta.
Eventi naturali o causati dall’uomo, e il loro impatto sul clima
Ovviamente le possibilità offerte sono relativamente limitate, ovvero ci consentono di osservare un luogo nei 40 anni precedenti al presente; un lasso di tempo breve, ma piuttosto significativo dal punto di vista umano, infatti i cambiamenti che si osservano nei timelapse del programma sono ben visibili e, a seconda dei casi, impressionanti in modo negativo. Perché? Perché in questi ultimi anni lo sviluppo di molte attività antropiche ha fortemente alterato gli equilibri naturali degli ecosistemi a tutte le scale dimensionali; le conseguenze del cambiamento climatico, dell’inquinamento e dei cambiamenti di uso del suolo sono sempre più evidenti, più frequenti ed anche più devastanti, per cui la nuova funzione di Google Earth diventa uno strumento fondamentale per la diffusione di immagini che mostrino al mondo ciò che è stato fatto.

“Questo aggiornamento è stato reso possibile grazie ai dati open forniti dal programma Copernicus dell’Unione Europea e dai suoi satelliti Sentinel, nonché dalla NASA e dal programma Landsat dell’US Geological Survey. La missione di imaging ad alta risoluzione, Copernicus Sentinel-2, è stata parte integrante dello sviluppo della nuova funzione Timelapse di Google Earth e dell’esclusiva visione globale che stiamo offrendo agli utenti di tutto il mondo – ha dichiarato Rebecca Moore, direttrice di G.E. – l’uso dei dati dei satelliti Sentinel del programma ambientale Copernicus consente a milioni di persone di esplorare i cambiamenti sulla Terra. Ma ciò che la flotta operativa di satelliti europei ci consente di fare va ben oltre! Stiamo analizzando tutti gli aspetti dei cambiamenti sul nostro pianeta, che si tratti di eventi naturali o causati dall’uomo, e il loro impatto sul clima”. È evidente, quindi, l’utilità di questo aggiornamento per la divulgazione di massa, dalle scuole alle università, dalla ricerca alla curiosità, dalla pianificazione alla prevenzione.
Satelliti europei documentano i cambiamenti sulla Terra
Sulla piattaforma di narrazione Voyager potete trovare oltre 800 video con diversi temi quali l’urbanizzazione, la deforestazione, gli incendi, l’estrazione mineraria, l’evaporazione di alcuni laghi e, soprattutto, lo scioglimento dei ghiacci. Questi ultimi esempi sono i migliori, poiché la velocità alla quale si osserva il ritiro di molti ghiacciai è apprezzabile in meno di 40 anni. La gif del Columbia Glacier, un ghiacciaio del Prince William Sound sulla costa meridionale dell’Alaska, è tra i più visualizzati, ma è facile osservare il medesimo bilancio negativo in quasi tutti i ghiacciai del mondo, compresi quelli italiani. Per i più curiosi, comunque, è possibile selezionare un punto preciso a scelta usando la comune barra di ricerca ed osservare luoghi differenti dai video preimpostati; io ho cominciato le mie esplorazioni nello spazio e nel tempo con tematiche più leggere, ovvero con il modellamento del nostro incredibile pianeta. Meandri di fiumi che cambiano, colate di lava che compaiono, foci a delta che crescono, foreste che si espandono sono solo alcune delle bellezze che potrete vedere girovagando per il globo, dagli anni ’80 ad oggi.

L’interazione tra atmosfera, idrosfera, litosfera e biosfera porta la Terra a modificare continuamente la sua forma: correnti, venti, fiumi, laghi, coste che mutano in modo lento, ma costante, e talvolta in modo più veloce, quasi repentino, in caso di incendi, terremoti, eruzioni vulcaniche. Il perfetto equilibrio dinamico che crea successioni geologiche e vegetazionali, formando ecosistemi incredibili e unici come le sinuose curve del profondo Grand Canyon o la fitta rete di piante della foresta amazzonica, ci fa capire quanto il tempo sia fondamentale nei processi naturali, ma cosa succede se introduciamo un disturbo improvviso? Drastici mutamenti alterano il sistema e l’ambiente, prima di tornare ad uno stato di equilibrio; un esempio piuttosto grandioso è l’arrivo del meteorite che 65 milioni di anni fa portò la Terra ad affrontare la sua quinta estinzione di massa, ma, più in piccolo, possiamo citare una qualsiasi eruzione vulcanica o un terremoto, ma anche la costruzione di una diga, la deviazione di un fiume, la deforestazione o, in tempi più lunghi, l’immissione di eccessive quantità di gas serra in atmosfera. In poche parole, l’uomo è causa di cambiamenti così repentini, in termini di tempo geologico-naturale, da riuscire ad alterare l’equilibrio degli ecosistemi terrestri ed osservarne gli effetti in soli 37 anni di immagini in successione.
Perché ci serve la funzione Timelapse per renderci conto di ciò che abbiamo fatto, e stiamo facendo, al nostro Pianeta? Probabilmente per la generalità delle informazioni che ci vengono (raramente) comunicate e quindi la nostra scarsa percezione sul fattore tempo e su quello dello spazio. Mi spiego meglio: i cambiamenti graduali non sono percepiti tanto quanto quelli visibili immediatamente; così come i luoghi non ben definiti, o a noi sconosciuti, non meritano la stessa attenzione di quelli vicini alla nostra realtà quotidiana. Il risultato di questo miscuglio di ignoranza, inerzia, egoismo e scarsa lungimiranza ci porta ad estraniarci dai problemi ambientali, seppur questi si manifestino, ogni giorno, in ogni parte del mondo. È sicuramente avvilente e angosciante rendersi conto di ciò che abbiamo fatto al pianeta, ma è fondamentale raggiungere questa consapevolezza prima che sia troppo tardi, ovvero in tempo per poter invertire la rotta.

È come la storia della rana che non si rende conto di esser cucinata viva finché non è cotta. Il “principio metaforico della rana bollita”, raccontato dal filosofo Noam Chomsky, descrive bene la capacità dell’uomo di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire, se non quando è troppo tardi. Ora, visto che questo programma ci consente di vedere il passato in modo accelerato, dovrebbe essere più facile riuscire a immaginare la prosecuzione del presente verso un futuro ancora peggiore. Voi ci riuscite?
Da parecchi anni esistono modelli matematici in grado di prevedere l’andamento futuro di molti fenomeni, ma, allo stesso modo dei cambiamenti in corso, non vengono degnati di attenzioni concrete. La chiave di volta che potrebbe risolvere questi problemi di percezione dell’umanità potrebbe trovarsi proprio nei dettagli temporali e spaziali. Se i primi vengono forniti dalla funzione Timelapse di Google Earth, i secondi possono basarsi su specifici studi come il Progetto europeo Soclimpact, finanziato dal programma Horizon 2020 della Commissione europea.
Questa ricerca in particolare mira a delineare i rischi per i settori della cosiddetta “blue economy” (acquacoltura, energia, trasporti marittimi e turismo), in relazione al clima che cambia sulle isole e gli arcipelaghi principali del continente. “Le simulazioni che stiamo producendo hanno una risoluzione non inferiore a 12 chilometri, la migliore risoluzione globale a stento arriva a 50 – spiega Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di Modellistica climatica e impatti dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – gli scenari climatici per le isole non erano dettagliati. Per esempio sul moto ondoso. Per il turismo è fondamentale capire se ci saranno anche in futuro le stesse spiagge che ci sono oggi”.
Il cambiamento climatico e il suo impatto sugli ecosistemi costieri
Valutare l’impatto del clima a livello locale è molto difficile per via delle numerose variabili e ancor di più se aggiungiamo i cambiamenti dei modelli dovuti alle attività umane. I dati che utilizzano i ricercatori del progetto Soclimpact sono quelli del Cordex, ovvero la branca del World Climate Research Program che si occupa di studi su aree circoscritte. Dalle elaborazioni in corso è evidente che alcune spiagge che siamo soliti frequentare si ridurranno, mangiate dalle onde e dal mare che avanza inesorabile; sapere che molti lidi e litorali come la Costa Smeralda, la spiaggia del Poetto o il Trapanese perderanno diversi metri di sabbia e/o si impoveriranno di flora e fauna, può aiutare le amministrazioni locali a pianificare dei provvedimenti concreti per la riduzione dell’impatto sul clima.
Le conseguenze del cambiamento climatico, infatti, vanno ad alterare le risorse di molti ecosistemi costieri e, quindi, ad intaccare gravemente le economie locali e statali, essendo il turismo balneare tra i mercati più redditizi del Belpaese. Come, se non con previsioni di perdite economiche, si può allertare e cambiare l’approccio dell’umanità verso i problemi ambientali?
A questo punto possiamo ipotizzare che i termini monetari sono quelli che trovano maggiore riscontro, quindi proporrei di aggiungerlo ai dettagli in più da fornire ai cittadini e alle amministrazioni per divulgare le problematiche ambientali. Giusto per introdurre l’argomento, vorrei fornirvi qualche cifra: tra il 2009 e il 2018, un grado in più di temperatura ha determinato una riduzione media di fatturato e redditività per le imprese italiane pari rispettivamente a -5,8% e -3,4%; solo nel 2018 il nostro tessuto imprenditoriale ha registrato mancati ricavi per 133 miliardi di euro, con le maggiori perdite percentuali al Nord Est e al Centro.
Secondo l’Osservatorio Climate Finance della School of Management del Politecnico di Milano “Il surriscaldamento globale è ormai a pieno titolo un tema economico”.
Molto interessante ed utile
Interessantissumo