Lo sfruttamento dei pesci lanterna e le incognite sul clima

Durante la WWII le navi antisommergibile alleate davano la caccia agli U-Boot con un uso estensivo dei sonar. Di notte, nel segnale di ritorno c’era qualcosa che proprio non quadrava. Il fondale oceanico sembrava alzarsi. Negli anni ’50 il fenomeno venne registrato in più o meno tutte le acque del pianeta. Non era il fondale a muoversi, erano milioni di pesciolini, nubi di pesci lanterna che salivano verso la superficie per nutrirsi. Solo recentemente si è scoperto che questi esseri, forti di circa 250 specie, compongono la più grande biomassa marina tra i vertebrati. Qualcuno ha pensato di pescarli, ma non per nutrire gli umani.

Lanternfish | © Solvin Zankl
La lunga evoluzione dei Myctophidae

Secondo i reperti fossili il capostipite dei pesci lanterna risale a una specie vissuta circa 66-56 milioni di anni fa. Fino a 48 milioni di anni fa questi pesci vivevano per lo più in acque poco profonde, ma poi gli oceani subirono un cambiamento. L’Antartide iniziò a separarsi dal Sud America e dall’Australia e le correnti cambiarono. Un nuovo afflusso di silice dalle acque profonde di tutto il pianeta alimentò una sorta di pompa nutritiva.

Copepode | © Piermicro

Le diatomee, microscopiche alghe unicellulari, proliferarono in quel periodo e con loro, a cascata, i copepodi (piccoli crostacei) e altro zooplancton che si nutrivano di fitoplancton, come le diatomee. Alcuni ricercatori sono convinti che i pesci lanterna si siano spostati in acque più profonde per approfittare dell’abbondanza di copepodi. Fino a mille metri di profondità, per poi dividersi in altre specie, fino al boom demografico che avviene circa 10 milioni di anni fa. In quell’era la catena dell’Himalaya, appena formatasi, affronta un processo di erosione riversando altra silice e nutrienti negli oceani.

Calanus finmarchicus

Questi cambiamenti hanno influito sulle dimensioni e sulla scelta dell’habitat dei pesci lanterna, ma l’evoluzione ha elaborato a lungo la loro caratteristica principale, la capacità di emettere luce.

Per molte specie la luminosità serve a confondere i predatori che le osservano dal basso. Questa particolarità è data dai fotofori, organi bioluminescenti che normalmente si trovano sul ventre. Per le specie di profondità invece diventa uno stratagemma per stordire la preda. Nei pesci lanterna, o Myctophidae, diventa anche strumento di comunicazione.

Banco di pesci lanterna | © Teryll Kerrdouglas

Uno strumento affinato per l’intelligenza collettiva. Questi pesci, come partecipi di una gigantesca app, usano i segnali luminosi per comunicare tra loro, lo fanno in un modo molto simile a Google quando, per esempio, estrae i dati dai cellulari per segnalare i rallentamenti del traffico. Nei pesci lanterna questo avviene in modo molto simile, ma senza l’aiuto di un elaboratore centrale. I loro stratagemmi evolutivi, qualunque essi siano, si sono dimostrati finora vincenti: i pesci lanterna rappresentano il 60% di tutti i pesci di acque profonde. La loro biomassa negli oceani del pianeta è stata inizialmente stimata in circa 600 milioni di tonnellate, più di sei volte il pescato mondiale. Nella logica dell’essere umano che vede il mare e il pianeta principalmente come una risorsa sfruttabile, è lecito chiedersi perché non siano mai stati pescati prima in grandi quantità. La risposta è semplice: i Myctophidae contengono dei grassi che provocano spiacevoli disturbi all’apparato digestivo umano. Gli altri pesci invece, e anche le balene, li tollerano benissimo.

È con la crescita esponenziale dell’acquacoltura che questi pesci diventano improvvisamente interessanti.

Le sirene dell’abbondanza

La prima spedizione scientifica spagnola intorno al mondo salpò nel 1789 da Cadice. A bordo c’erano Alessandro Malaspina e José de Bustamante. Nel 2010 una spedizione commemorativa riparte da Cadice lungo la rotta originale, stavolta per scoprire le differenze con i mari osservati allora. Per 31.000 miglia, quasi ogni notte, i sonar vedono il fondo dell’oceano risalire verso la superficie. Milioni di vesciche natatorie riflettono le onde sonore. I sensori testimoniano nuovamente la più grande migrazione animale del pianeta. Fino alle più recenti spedizioni scientifiche le statistiche si basavano soprattutto sul pescato, cioè su quello che tiravano su le reti. Ma i Myctophidae sono sempre stati bravissimi ad eluderle. Catturarli con tecnologie particolari per nutrire le specie allevate in acquacoltura s’era spesso dimostrato antieconomico. Dopo la spedizione spagnola, la stima dei pesci lanterna negli oceani viene aggiornata ad almeno 10 gigatonnellate, una quantità che gli esseri umani fanno presto ad etichettare come inesauribile.

Aquacoltura in Norvegia | © Andrey Armyagov

Nell’ottica del loro sfruttamento neanche il ciclo vitale breve gioca a vantaggio del pesce lanterna, uno stock che si rinnova velocemente è più sostenibile, e appetibile, di uno che ha bisogno di tempo per rigenerarsi. Pescatori norvegesi e di altri paesi si organizzano per accaparrarsi investimenti e licenze. Lì sotto c’è una messe di famigerati Omega-3 e di cibo per i pesci in acquacoltura. Ma mentre l’industria inizia a tenere d’occhio il pesce lanterna i ricercatori vogliono sapere il più possibile su queste specie, vogliono saperlo prima che i piani di sfruttamento diventino efficaci su larga scala, prima che si vadano a compromettere equilibri di portata planetaria.

Varietà di pesce lanterna | © Paolo Caiger | Woods Hole Oceanographic Institution
La questione del carbonio

I pesci lanterna risposero ai cambiamenti climatici avvenuti dalla fine del cretaceo in poi, ma non furono le uniche creature ad approfittare dell’abbondanza di silice e plancton, anche i cetacei si diversificarono nello stesso periodo. L’abbondanza di copepodi contribuì all’accrescimento delle dimensioni delle balene e dei pesci lanterna. Entrambi si trovano in tutti gli oceani e si nutrono principalmente di copepodi, la più grande fonte di proteine nel mare, ma a differenza delle balene i pesci lanterna sono a loro volta prede di organismi più grandi. Mediamente lunghi quanto un dito, i piccoli pesci lanterna sembrano insignificanti rispetto alle balene, ma compensano le dimensioni con i numeri. In ogni oceano ogni giorno miliardi di questi pesci risalgono dalle profondità per nutrirsi di zooplancton, per poi ridiscendere. In questo loro incessante spostamento svolgono un ruolo cruciale nel ciclo del carbonio, catturandolo dalla superficie e depositandolo nelle profondità oceaniche. Per comprendere meglio il loro ruolo in questo delicato, quanto cruciale, ciclo della natura i ricercatori del Museo di Storia Naturale di Londra si sono concentrati sullo studio del loro metabolismo, ma hanno scartato la possibilità di farlo su esemplari in vasca. I pesci lanterna, oltre a non farsi catturare facilmente, sono esseri estremamente fragili che si feriscono e muoiono se maneggiati. Gli scienziati hanno quindi cercato le impronte del loro metabolismo in una parte ossea dell’apparato uditivo dei Myctophidae, detto otolite. Gli otoliti, come le conchiglie, sono costituiti da carbonato calcio e contengono informazioni sul metabolismo dell’animale. Il loro esame consente di approfondire l’aspetto biologico del pesce lanterna in natura e successivamente inquadrare il ruolo di queste specie nel ciclo del carbonio.

Lasnternfish | © 2016 DEEPEND | Dantè Fenolio

Allo stesso tempo, osservano i ricercatori, proprio come i pesci lanterna hanno risposto ai grandi cambiamenti nel clima e nella chimica degli oceani del passato, possono essere un indicatore della salute degli oceani odierni. Il cambiamento climatico causato dall’uomo è stato il più rapido nella storia del pianeta ed è necessario valutare il suo impatto sulle popolazioni di pesci lanterna per comprendere le loro capacità di adattamento. Soprattutto è importante farlo prima che si inizi a sfruttarle.

Se c’è un punto sul quale tutti i ricercatori sono concordi è che conosciamo ancora poco del ruolo climatico e alimentare di questa risorsa negli oceani. Sfruttarla adesso con le tecnologie avanzate di cui disponiamo o potremmo presto disporre potrebbe essere l’ennesima mossa avventata del Sapiens.

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