Segnali visibili e invisibili

Sesto di Pusteria, Alto Adige, fine Aprile. La natura non finisce mai di stupire. La nevicata più sorprendente e abbondante arriva quando gli impianti sciistici stanno per chiudere, a primavera inoltrata. I primi fiocchi scendono intorno alle 5 del mattino e cesseranno la loro incursione quasi 30 ore dopo.

Bosco innevato | © Chiara Baù

Cinquanta centimetri di neve che per incanto ricoprono nuovamente il paesaggio proprio quando in giro non si incontra quasi più nessun turista. Alla natura piace scherzare e stravolgere le aspettative del cosiddetto homo sapiens. Ogni traccia è cancellata.

Se sopra i mille metri di altitudine nevica in abbondanza, nella bassa Val d’Adige la temperatura subisce un brusco arresto proprio quando su viti e meleti stanno per rinascere le prime gemme. Imminente è il rischio di gelate che potrebbero bruciare la fioritura con gravi conseguenze per il raccolto. Se un tempo era la campana della chiesa del villaggio ad avvisare i contadini di tale pericolo, in seguito é diventato il fischio delle sirene. Oggi, invece, tramite un’applicazione del cellulare parte un segnale che all’improvviso calo delle temperature avvisa i coltivatori del rischio incombente, consentendo di innaffiare i germogli con impianti antibrina. Sono le 3.20 del mattino. L’allarme scatta quando il termometro segnala 0,5 gradi C, vicinissimo a livello zero, ma sufficiente per consentire all’agricoltore di recarsi nel frutteto ad azionare l’impianto antibrina.

Intorno alla temperatura di 0 gradi C l’acqua ghiaccia ed il ghiaccio protegge i germogli. Le inversioni pimaverili di freddo sono eventi abbastanza frequenti ed in grado di causare importanti danni qualitativi e quantitativi alla produzione del raccolto. Sembra un controsenso, ma il frutticoltore difende le colture dal gelo proprio con l’aiuto del ghiaccio.

Infatti l’acqua irrorata sulle piante si trasforma in ghiaccio che incapsula il germoglio o il fiore proteggendolo, proprio come una coperta. Le regole per un’efficace irrigazione antibrina sono legate al quantitativo di acqua che, una volta trasformata in ghiaccio, deve liberare calore sufficiente a riscaldare l’ambiente del frutteto, alla distribuzione continua dell’acqua per una regolare trasformazione in ghiaccio (3-3,5 mm/ora) che sviluppa calore, alle condizioni atmosferiche caratterizzate da vento assente o molto debole.

L’utilizzo del ghiaccio per proteggere fiori e germogli è l’unico e più efficace rimedio contro il freddo improvviso e le gelate notturne, oltre chiaramente alla copertura di un’apposita polizza assicurativa. Al termine della gelata i meleti sono salvi. Il pericolo è scongiurato. Un segno invisibile quello della temperatura gelida che potrebbe compromettere i raccolti, vanificando gli sforzi dei coltivatori, ma sono proprio la loro esperienza e professionalità a salvaguardare i meleti e i preziosi raccolti di mele. Solo con un’approfondita cultura la natura si può salvare.

L’orso è quasi sempre invisibile | © Chiara Baù
Orsi invisibili, regole visibili

Con l’abbondante nevicata il bosco riacquista un aspetto primitivo, quasi irreale per la totale assenza di tracce. Sprofondare nella neve del bosco ha un particolare vantaggio: la possibilità di osservare la vita degli animali tramite ogni minuscolo segno impresso sul manto nevoso. Dipende dal tempo trascorso dopo la nevicata. Bastano poche ore e i caprioli tracciano il nuovo percorso rendendosi visibili. Ma ci sono anche animali che non lasciano tracce perché ancora in letargo. I segnali visibili dei caprioli si intrecciano con quelli invisibili degli orsi che ancora dormono. Immergersi nella natura, che si tratti di vagabondare in un bosco, nuotare in mare o correre in un parco in città, implica una seria conoscenza degli animali che vivono sul territorio e di conseguenza la necessità di un comportamento adeguato. Possono essere orsi, leoni, squali, meduse, pantegane, nutrie o qualsiasi altra forma vivente. Fondamentale è captare e analizzare i segnali visibili, sia percepire gli innumerevoli segnali invisibili.

Uomo-orso una convivenza possibile | © Chiara Baù

È soprattutto la cultura dell’invisibile che bisogna mettere in atto. Chi ha avuto la fortuna di studiare la vita degli orsi ha occhio e orecchio allenati a rilevare i graffi dei plantigradi impressi sui tronchi, i ciuffi di peli incastrati nella resina appiccicosa o gli escrementi ben distinguibili. Ma non sempre è così. Spesso non è facile avvertire la presenza dell’animale nel bosco. Riguardo agli ultimi avvenimenti in Trentino è giusto ricordare che l’orso non aggredisce mai, l’orso si difende. Da tutti i media vien fatto un uso scorretto e inappropriato del termine aggressione. Qualsiasi animale con cucciolata al seguito difende i suoi cuccioli.

Nei miei incontri coi bambini delle scuole elementari tengo innanzi tutto a far presente qual è la caratteristica principale di questo animale: l’elusività che è la capacità di non farsi vedere; si tratta forse dell’animale più sfuggente al mondo. L’orso fa di tutto per evitare l’essere umano che non rappresenta per lui alcun motivo di interesse. Ciò non toglie comunque che bisogna essere coscienti della possibile presenza quando ci si inoltra nel suo habitat. Parlare e farsi sentire è fondamentale, per non spaventarlo. Sì perché l’orso è praticamente invisibile, tanto scarsa è la sua attitudine ad avere contatti coi suoi simili, tanto meno con l’esssere umano. Tutte le problematiche legate agli incontri uomo-orso sono imputabili nella maggior parte dei casi a comportamenti errati, data una generale mancanza di informazioni sul corretto comportamento da tenere. Basterebbe un campanellino appeso allo zaino per segnalare la propria presenza al presunto predatore. In Canada tale accorgimento è fortemente consigliato. In Alaska per sicurezza si dispone di spray al peperoncino. Proprio in questi giorni è stato approvato anche nel nostro Paese l’impiego finora vietato di tale spray anche se ad esclusivo uso dei forestali. Una misura più che valida ad evitare futuri incidenti. La convivenza con gli orsi non è una soluzione coraggiosa, ma una scelta consapevole.

Uomo-orso una convivenza possibile | © Chiara Baù

Negli ultimi anni lo stesso Soccorso Alpino ha segnalato le cause dei numerosi interventi di emergenza dovuti a totale mancanza di cultura su come affrontare la montagna. Turisti che con superficialità e noncuranza percorrono il sentiero più banale calzando scarpe inadeguate con l’atteggiamento e l’abbigliamento adatti per andare in spiaggia.

Peggio ancora se si parla di cultura nei confronti della fauna in montagna. Qualunque sia il territorio da percorrere, occorre procedere in maniera consapevole. Esattamente come quando si entra in una chiesa o in un museo: un comportamento da rispettare, perché ogni luogo ha un suo codice di appartenenza. Si chiamano regole. Solo una conoscenza approfondita permette di affrontare nel migliore dei modi situazioni particolari. Non è da tutti ovviamente possedere un’adeguata cultura sulla natura. Per questo motivo è indispensabile che siano le istituzioni locali ad informare appositamente turisti, escursionisti, ma anche gli abitanti del luogo. È un dovere verso noi stessi e un rispetto per la natura conoscere le norme da seguire quando ci si addentra in un bosco che è l’habitat dell’orso, quando si attraversa la savana tra i leoni, quando si è al parco in città. Anche in un parco cittadino sussistono rischi e pericoli non indifferenti rispetto ai parchi in montagna.

Sui sentieri numerose sono le tracce o i segnali di presenze animali che si possono osservare. Ciò non significa che se non c’è un tronco rosicchiato a testimoniare la presenza del castoro, non ci siano castori in giro. La conoscenza non può limitarsi solo a ciò che si vede.

Dove inizia e dove finisce la responsabilità quando con limitata nozione del territorio ci si inoltra in un habitat che non si conosce? Eppure se numerosi sono gli esperti di navigazione sui cellulari, di gossip, shopping compulsivo, influencer, zapping ossessivo, si va nel bosco come al cinema o al supermercato. La natura e ogni forma di essere vivente sono caratterizzate da una profonda nobiltà e richiedono una conoscenza accurata, questa è la prima forma e regola di rispetto che permette di garantire anche condizioni di sicurezza.

Fiocco di neve | Foto di Damian Mccoig | Unsplash

Ogni volta che cade un fiocco di neve è sorprendente sapere che esistono migliaia di forme di cristalli, una diversa dall’altra grazie a condizioni chimico-fisiche che ne determinano una continua trasformazione. Dietro ogni fiocco di neve c’è un mondo da scoprire, come dietro ogni fenomeno naturale. Conoscere gli orsi significa anche essere stimolati ad approfondire, perché l’accurata conoscenza di ciò che ci circonda può renderci persone libere, capaci di capire cosa accade intorno a noi. Tutto questo può derivare dalla fortuna, ma anche dal dovere di ognuno di noi di riconoscere l’ambiente circostante coi suoi segnali visibili e invisibili.

Segnali visibili e invisibili negli uccelli

Fine marzo. Val Gardena, Alto Adige. Un istinto innato ad amare la natura, un richiamo che risuona nei pensieri come il tambureggiare del picchio sulla corteccia degli alberi. Un impulso mi riporta nel bosco dopo il torpore dell´inverno. Mi incammino tra gli abeti per fotografare la prima modella della stagione: una cincia mora (Periparus ater) momentaneamente posata sul ramo di un mugo, pronta a farsi immortalare. Bisogna approfittare di questo breve istante prima che riprenda il suo vagare frizzante alla ricerca dei primi pinoli di stagione. Si tratta di un graziosissimo esemplare di taglia piccola, specializzato nel districarsi tra i rami più folti grazie alle zampe dotate di tre dita anteriori e una posteriore che le consentono di aggrapparsi saldamente ovunque.

Luì Piccolo | © Chiara Baù

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Luì Piccolo | © Chiara Baù

Il piumaggio della cincia riflette una certa quantità di luce nello spettro ultravioletto, il che significa l’invio di segnali invisibili all´occhio umano, ma percepibili da uccelli della stessa specie.

Il segreto della vista degli uccelli sta nella capacità di penetrare la banda spettrale dell´ultravioletto e ottenere contrasti nitidi dai riflessi visibili sulla superficie inferiore e superiore delle foglie. La capacità visiva delle cincie è nettamente superiore alla nostra grazie a prerogative tetracromatiche cioè alla possibilità di percepire 4 gamme di colori. Oltre al blu, verde, rosso che noi distinguiamo, gli uccelli possono captare anche l’ultravioletto. I nostri limiti visivi non ci permettono di descrivere con precisione ciò che un uccello vede. Visibile e invisibile si sfiorano, si intersecano. Come se la natura custodisse segreti a noi non consentiti. Così oltre al visibile esistono nuovi scenari. Mentre le cince continuano a svolazzare in un convulso traffico aereo, una ballerina bianca (Motacilla alba) si adagia sul greto del torrente e un luì piccolo (Phylloscopus collybita) si riposa su un ramo.

Un pettirosso (Erithacus rubecula) dalla platea di un pino cembro sembra spiare la scena. Osservo i colori sgargianti di questi uccellini, ma chissà che tripudio di colori nella loro sfera invisibile. Interessante anche l’osservazione di un piccolo gheppio dal becco adunco, pronto ad avvistare topolini o piccole talpe che incautamente usciti dalle tane si rendono visibili allo sguardo acuto del piccolo rapace.

I segnali visibili si trasformano in invisibili

Percorrendo le rive dei torrenti in Alaska alla ricerca di orsi, è facile imbattersi nelle carcasse di salmoni morti per sfinimento dopo il lungo peregrinare dal mare alla sorgente dei fiumi per la deposizione delle uova. L’animale più felice che può godere di tale moria è sicuramernte l’orso, anche se molto spesso preferisce pescare salmoni vivi, tentando di agguantarli nelle acque dei fiumi coi potenti artigli. L’orso predilige le parti grasse del pesce, ma i resti delle viscere non vengono sprecati, trattandosi di un prelibato boccone per volpi, lupi, aquile di mare, insetti e batteri.

Ma un altro, apparentemente invisibile, è il beneficiario dell’eredità del salmone che costituisce un collegamento unico tra oceano e foresta. Nati nei fiumi, i salmoni trascorrono la vita nel mare dove raccolgono gli elemeni nutritivi per alimentare il loro corpo che finisce col rappresentare un cibo gustoso per gli animali della foresta, ma l’ultimo lascito è proprio a favore della foresta.

L’azoto, il carbonio e il fosforo, raccolti nell’oceano e presenti nei salmoni vengono rilasciati dai corpi in decomposizione fornendo un utile nutrimento alla vita della foresta circostante, permettendo ad ogni albero di svilupparsi al meglio e di elevarsi fino ad altezze prodigiose. Infatti l’80% dell’azoto delle foreste costiere viene dal mare trasferito nel corpo dei salmoni che da lì provengono.

Alberi che crescono a centinaia di chilometri dall‘oceano, ma che si nutrono della sua ricchezza. Come le arterie di un animale, i fiumi delle grandi foreste dell’Alaska trasportano il sangue che le nutre grazie all’intervento dei salmoni. Alberi sui cui rami si staglia l’aquila dalla testa bianca (Haliaeetus leucocephalus), attenta osservatrice di questo meraviglioso circolo della natura, dal visibile all’invisibile. La natura lo sa ed è giusto che anche l’essere umano lo sappia. La nostra routine quotidiana purtroppo lascia poco spazio alla natura. Sicuramente sono necessari un maggior adattamento e coinvolgimento.

Fino agli anni ‘50 gli orsi erano presenti in Trentino, ma guerre e bracconaggio ne avevano quasi causato l’estinzione, ridotti a pochissimi esemplari oltre tutto vecchi e malandati e non più in grado di riprodursi. Non si è più avuta nella generazione attuale una memoria sensitiva della loro presenza nei boschi. Averli reintrodotti era un dovere verso la natura e un riconoscimento del suo patrimonio. Ed è nostra responsabilità e nostro dovere educarci ad una convivenza che parte da un approccio culturale e possa rendere ogni essere vivente più ricco ed equilibrato.

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3 pensieri su “Segnali visibili e invisibili

  1. Claudio dice:

    Mi chiedo se gli esseri umani, dotati di cervello coscienza e anima possano ritenersi così arroganti e spietati verso il regno animale. Invadiamo i loro spazi e non contenti di ciò decretiamo sentenze di morte quando accadono episodi dove siamo noi le persone senzienti che li provocano. Magari senza volontà di danneggiare gli animali coinvolti, come nel caso del ragazzo che, correndo in mezzo al bosco, si è imbattuto inavvertitamente nell’orso. È un evento fortuito forse ma anche un’imprudenza che dovrebbe essere evitata. Ci ergiamo a unici giudici e per vendetta decretiamo la pena capitale per l’orso coinvolto? O, essendo un concorso di circostanze, come dice Chiara, cerchiamo di prendere opportuni provvedimenti atti ad evitare il prossimo episodio? Cercando di rispettare i diritti del regno animale e salvaguardare vite, evitando sovrapposizioni pericolose ed incaute? Certo l’uomo politico ha bisogno di voti per farsi rieleggere e cosa c’è di meglio che erigersi a giustiziere monoteistico? Giustizia è rispetto delle parti non sentenze frettolose, interessate e senza ragionevole dubbio che non sono sempre gli uomini nel giusto e gli animali destinati a soccombere

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