Donne: leader nel settore ambientale

Cresce l’interesse mondiale per l’ambiente e le sue tematiche

Finalmente l’attenzione mediatica verso le tematiche ambientali sta crescendo. Forse per un interesse maggiormente diffuso tra i cittadini del mondo, forse perché non è più possibile voltarsi dall’altra parte e fingere di non vedere un nesso tra l’impatto dell’uomo sulla Natura e le sempre più frequenti catastrofi ambientali…o forse perché l’ecologismo viene considerato come la moda del momento. Magari la verità comprende tutte queste realtà ed altre ancora, ma il dato di fatto resta, ed è positivo.

Perché è così importante che i giornali, la televisione, la radio e i social media parlino di ambiente? Ovviamente per divulgare nozioni e notizie che altrimenti resterebbero nell’ombra per colpa di un sistema d’informazione che è volutamente selettivo, complice fedele di un altro sistema, quello economico, anzi, consumistico. Immaginate dei media che trasmettano documentari, telegiornali che parlino di ciò che sta accadendo al nostro pianeta e perché, radio che divulghino podcast con discorsi accademici oppure pubblicità progressiste… e invece cosa delizia le giornate della maggior parte delle persone? Programmi demenziali come il grande fratello, amici, la pupa e il secchione…tutti intervallati con spot che ti spingono a comprare prodotti inutili e costosi. Quali interessi possiamo mai aspettarci da tutti questi telespettatori? Sicuramente il nostro cervello ha bisogno di svago in certi momenti, ma questi programmi vanno troppo oltre il limite dell’accettabile. Ebbene, finalmente ci avviciniamo al senso di questo mio sproloquio, ovvero l’incremento di notizie intelligenti, formative e utili a sensibilizzare le generazioni attuali e future ai temi ambientali.

Chi riesce, oggi, a comunicare con grandi numeri di followers con un semplice clic? Esatto, i tanto discussi influencer! Si tratta di una vera e propria categoria che comprende persone, perlopiù giovani, la cui influenza in un settore è nata e cresciuta sui social. Ovviamente a noi interessa una piccola sottocategoria in crescita, ovvero i green influencer, come la ormai super famosa Greta Thunberg, ideatrice del movimento Fridays For Future. Una buona capacità comunicativa è certamente essenziale, così come la semplicità dei messaggi, ma a fare la differenza è sicuramente la coerenza che questi profili devono avere per risultare credibili e, quindi, essere seguiti. I messaggi della neo maggiorenne Greta sono letti da ben 10,5 milioni di persone che ne condividono gli ideali; altri target, più o meno giovani e più o meno focalizzati su specifici settori, sono invece attenti agli aggiornamenti postati da altri green influencer, tra questi gli attori Leonardo Di Caprio e Alessandro Gassmann, politici come la vicepresidente americana Kamala Harris o la socialdemocratica finlandese Sanna Marin, ma anche comuni cittadini che si sono fatti conoscere sul web per le loro ideologie verdi. Tra questi pare che siano le donne a registrare i numeri più alti.

Da diversi anni i dati ISTAT parlano di una maggiore attenzione all’ambiente da parte del genere femminile, ma anche altri studi internazionali hanno dimostrato l’importanza del genere nella gestione delle risorse naturali, in virtù di una maggiore conoscenza e, quindi, consapevolezza delle stesse. Non è un caso che la figura femminile sia stata, o è tuttora, strettamente legata ai ruoli di agricoltore, raccoglitore e amministratore della casa; allo stesso modo si è messa in relazione la migliore capacità gestionale delle donne con una innata razionalità associata alla cura della prole. In tutto il mondo le donne hanno registrato grandi successi nella risoluzione di diversi problemi ambientali e, anche se non viene loro riconosciuto, i fatti restano tali. Nel 1992, per esempio, le donne indiane si accorsero che l’abbandono delle terre produttive portava all’erosione del suolo superficiale, così come il soffocamento del drenaggio idrico causava salinità nel terreno, rendendolo inerte. In una nazione con un alto tasso di nascite, era impensabile perdere preziosi acri di terra coltivabile, per cui le donne di alcuni villaggi vicini hanno affittato collettivamente dei terreni degradati per ripristinarne la produttività con tre faticosi anni di tecniche agricole tradizionali. In base a questo e a tanti altri grandiosi risultati, il genere femminile è stato associato a tre nuovi ruoli: gestori e manutentori dell’ambiente naturale; riabilitatori dell’ambiente naturale nell’ottica dello sviluppo sostenibile; innovatori nell’uso di tecnologie appropriate per la creazione di nuovi ambienti.

Le donne più influenti, green leader nel settore ambientale
1 Anne Hidalgo / 2 Jacinda Ardern / 3 Greta Thunberg / 4 Katrín Jakobsdóttir / 5 Christiana Figueres / 6 Mette Frederiksen / 7 Erna Solberg / 8 Sanna Marin / 9 Kamala Harris / 10 Katharina Schulze

Recenti classifiche internazionali parlano delle 10 donne più influenti nel campo ambientale e della lotta al cambiamento climatico; la lettura delle brevi presentazioni di queste green leader mi ha decisamente ispirata, ovviamente, ma mi ha anche portata a chiedermi quante altre figure femminili esistono nel settore e come mai siano così poco conosciute. Le storie davvero famose, infatti, sono poche, troppo poche per rispecchiare la realtà. Dove sono tutte le scienziate che quotidianamente dedicano la loro vita alla ricerca e allo studio di soluzioni che possano salvare l’ambiente? Dove sono tutte le donne che lottano per cambiare il sistema che sta distruggendo le risorse naturali? L’ultima classifica in questione parla di Greta Thunberg e di Kamala Harris, come è giusto che sia, e parla anche della sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che, con la sua politica dei 15 minuti contro il traffico, ha spinto i cittadini a vivere maggiormente i propri quartieri; Jacinda Ardern e Sanna Marin, rispettivamente premier neozelandese e finlandese, che spingono sulle energie rinnovabili e su investimenti ecologici; la diplomatica del Costa Rica, Christiana Figueres, per il suo ruolo nella lotta al cambiamento climatico, come responsabile delle Nazioni Unite, e per il suo lavoro nella stesura dell’Accordo di Parigi; Katharina Schulze, leader del partito dei verdi in Germania impegnata in una campagna che promuove un ambientalismo solidale; Erna Solberg e Katrín Jakobsdóttir, leader dei governi norvegese e islandese, per il loro ruolo sulla strada della decarbonizzazione, così come la socialdemocratica danese Mette Frederiksen.

(manca: Katharina Schulze, astro nascente delle politica verde tedesca, che propone un nuovo ambientalismo che mira non solo all’ecologia ma ad una società più equa)

Ciò che salta agli occhi è che alla figura femminile vengano riconosciuti risultati concreti ed importanti (su larga scala) solo se occupa posizioni apicali nella società moderna, ovvero in politica. Eppure non è nemmeno così facile, poiché l’attenzione mediatica, fortemente condizionata dell’interesse della platea, ha spesso snobbato personalità altrettanto importanti. Potrei fare numerosi esempi, ma mi limito a tre: la kenyota Wangari Maathai, la norvegese Gro Harlem Brundtland e la statunitense Gretchen Daily. Tre nomi, tre idoli.

Wangari Maathai fu la prima donna africana ad ottenere un dottorato; nel 1977 fondò il Green Belt Movement per ripopolare di piante e alberi il territorio africano grazie alla manodopera agricola femminile, finalmente pagata. Con non poche difficoltà riuscì a diventare viceministro dell’ambiente dal 2003 al 2005 e, successivamente, le fu anche conferito il Premio Nobel per la Pace.

Gro Harlem Brundtland, il cui cognome è conosciutissimo nel settore ambientale, ma troppo poco spesso associato a lei. Gro Harlem nel 1974 fu nominata Ministro dell’Ambiente norvegese, mentre nel 1983 arrivò a presiedere la commissione dell’ONU su ambiente e sviluppo, per poi stilare, solo 4 anni dopo, l’importantissimo Rapporto Brundtland che ha definito per la prima volta in assoluto la compatibilità tra lo sviluppo economico e la sostenibilità, ovvero il concetto di sviluppo sostenibile.

Gretchen Daily, co-vincitrice del Tyler Prize for Environmental Achievement del 2020, conosciuto anche come “Premio Nobel per l’Ambiente”; biologa della conservazione, docente, scrittrice e fondatrice del Natural Capital Project, ha contribuito a impostare un nuovo campo di studi per l’economia ecologica e ambientale che può sostituire l’attuale modello economico, insostenibile e poco equo.

Green influencer ispirano sui social

Ora, al di là delle suddette classifiche effimere, in quante occasioni si sente parlare di personalità così illuminate nel settore? Quanti articoli, programmi, podcast o libri circolano sull’argomento per ispirare altre persone e sensibilizzarle ad un tema che ci riguarda tutti? Troppo pochi! Per questo è importante cominciare a seguire qualche green influencer, in modo da riorientare l’interesse globale e, forse, anche quello dei grandi media, in un circolo di cultura che si autoalimenta, nella più rosea ed utopica visione di un’inversione di rotta.

Le nuovissime green influencer che spingono i social verso una direzione migliore, più reale e concreta, sono tante, ognuna specializzata in un settore. Su Instagram trovate i consigli di Bea Johnson, madre dello zero waste lifestyle movement, per ridurre la quantità di rifiuti prodotti nel quotidiano; Jennifer Nini e Camilla Mendini con consigli di moda, benessere e bellezza ecologica; Lisa Casali con le sue ricette green a basso impatto ambientale e zero sprechi; la neomamma Micol Elmi e il suo “zerowaste journey” alla ricerca di alternative ecologiche e “chicche” usate; Lucia Cuffaro, presidente del Movimento per la Decrescita Felice.

Insomma le ispirazioni non mancano, anzi, abbondano persino sui social… non ci resta che scegliere i giusti profili e seguire il buon esempio di chi è coerente con i propri principi.

 
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Un pensiero su “Donne: leader nel settore ambientale

  1. Alessandro dice:

    Ciao Marianna, tante donne con un unico obiettivo, la salvaguardia dell’ambiente. Alcune sono famose, altre un po’ meno. Quello che conto però, è il loro impegno verso le tematiche ambientali. Anche tu, con i tuoi articoli, procedi in quella direzione. Grazie.

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