Imago Mundi – Esploratori, divulgatori: David Attenborough

Un uomo di mezza età, pantaloncini e camicia kaki a maniche corte, è accovacciato in mezzo alla natura selvaggia. A volte parla bisbigliando, come un intruso in punta di piedi, per non disturbare l’ambiente che lo ospita. O forse per pudore; sta per spifferarci i segreti più intimi di una strana creatura che indica con un bastoncino. Lo avete riconosciuto tutti, quell’uomo è David Attenborough.

David Attemborough presentatore di Zoo Quest 1954 | © D.Attenborough | BBC One
Da Darwin alla BBC

“Mi sembra che il mondo naturale sia la più grande fonte di emozioni, la più grande fonte di bellezza visiva, la più grande fonte di interesse intellettuale. È la più grande fonte di tante cose che rendono la vita degna di essere vissuta”.

– David Attenborough

È il 1939 circa ed il piccolo David ha più o meno dodici anni e la sua passione è collezionare fossili, pietre ed altri reperti provenienti dal mondo naturale. Riceve un regalo da una delle due sorelle adottive un pezzo d’ambra. Più di sessant’anni dopo, nel 2004, la BBC manderà in onda The Amber Time Machine, un programma realizzato e condotto proprio da lui. La sua lunga carriera inizia con una sfida particolarmente formativa, per un divulgatore. Laureatosi in Scienze Naturali presso il Claire College di Cambridge e concluso il servizio militare con la Royal Navy, il primo impiego di David Attenborough è quello di redattore di testi scientifici per bambini. Si forgiano forse lì le capacità di uno dei più brillanti comunicatori scientifici. Nel 1950 si candida come produttore radiofonico alla BBC. La sua domanda viene rifiutata ma il suo curriculum è interessante e gli viene proposto un corso di formazione come produttore, ma per la TV. David Attenborough sa a malapena cosa sia un televisore.

Sir David Attenborough con un armadillo in Attemborough's Animal del 1963 | © BBC /PA Wire

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Sir David Attenborough con un armadillo in Attemborough's Animal del 1963 | © BBC /PA Wire

La maggior parte delle famiglie britanniche ed europee dell’epoca non ne ha ancora uno in casa. David completa il corso di tre mesi e nel 1952 entra a far parte della BBC come collaboratore a tempo pieno. Un suo quiz show di divulgazione scientifica: Animal, Vegetable, Mineral? riscontra un immediato successo e nel 1953 produce Animal Patterns. Il programma porta in studio gli animali dello zoo di Londra per illustrarne le qualità di mimetismo, gli atteggiamenti. A condurre in TV sono lui ed il celeberrimo Julian Huxley, naturalista, genetista, scrittore e primo presidente dell’Unesco. I programmi sono tutti live, non ci sono ancora i supporti elettronici e, secondo una sua nota autobiografica, sono proprio gli imprevisti causati dagli animali a rendere la rubrica ancora più interessante.

Il principe Carlo e la Principessa Anna in studio insieme con Attenborough | Pet cacatua (1958) | © BBC

Nonostante John Cansdale, il direttore dello zoo di Londra, abbia deciso di portare in studio solo gli animali più mansueti, i fuori programma si sprecano. A volte anche gli animali più innocui mordono. A volte gli animali evacuano in diretta, magari su un ospite o un conduttore. Uno scoiattolo si nasconde nei condotti dell’aria condizionata degli studi televisivi e ci resta per mesi, spuntando a suo capriccio in altre trasmissioni. Ma è l’incontro con Armand e Michela Denis, due documentaristi belgi, a spingere David Attenborough verso la strada delle esplorazioni. Il loro filmato Oltre il Sahara girato in 16mm mostra leoni, giraffe ed altri animali non solo impossibili da portare in studio ma nello scenario magnifico del loro ambiente naturale. Il documentario è il primo della serie On Safari. David intercetta l’orientamento del pubblico e insieme a Jack Lester, direttore del rettilario dello zoo di Londra, ed i già citati Cansdale e Huxley, propone alla BBC Zoo Quest, un programma che segue la cattura di animali esotici per conto dello zoo di Londra. Il loro piano incontra alcune resistenze da parte della rete TV. Non certo per la cattura degli animali, sono ancora i tempi in cui gli zoo rappresentano una buona, se non unica, opportunità per i naturalisti di studiare alcune specie, ma per i costi e per l’insistenza di Attenborough nel girare con una 16mm, più maneggevole ed adatta ad ambienti impervi, quando lo standard BBC già richiede l’uso di una pellicola da 35mm. Alla fine, la spuntano. Parte la prima spedizione. Verso l’Africa.

David Attenborough in una spedizione per Zoo quest 1950

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David Attenborough in una spedizione per Zoo quest 1950

Zoo Quest

“Vorrei solo che il mondo fosse due volte più grande e che la metà fosse ancora inesplorata”.

– David Attenborough

È il settembre 1954 e la prima missione (quest) della serie è quella di filmare e catturare serpenti per il rettilario, sperando in un bonus. il Picathartes Gymnocephalus è un passeriforme che non è presente in nessuno zoo europeo e del quale lo zoo di Londra sembra non possa fare a meno. Già che ci sono, lui e la troupe filmano anche formiche giganti e scorpioni. Il primo e unico episodio è un successo e già a marzo del 1955 la troupe riparte per una lunga spedizione nella Guyana Britannica. Secondo il suo racconto in Avventure di un giovane naturalista è la Guyana la prima grande avventura. Un primo assaggio arriva con il volo verso Rupununi, un centro in una zona remota di savana. Al decollo il pilota sembra volersi schiantare sulle palme in fondo alla pista e solo all’ultimo istante punta il muso verso l’alto in una salita quasi verticale, sfiorando le cime. Il pilota spiega al team di Attenborough che preferisce prendere il massimo della velocità sfruttando la lunghezza della pista fino in fondo piuttosto che schiantarsi sul palmizio nel caso di cedimento del motore, perché i soccorsi laggiù sono inesistenti. “Perché me lo chiedi ragazzo? Vi siete spaventati?”

Zoo Quest | © David Attenborough

Dormono in capanne nei villaggi, o in case di espatriati dal tetto di palapa cui manca una parete e il pavimento. Catturano caimani di notte a mani nude, affrontano lunghi viaggi in piroga o a bordo di altre imbarcazioni poco raccomandabili, portandosi dietro capibara, uccelli rari, formichieri giganti e Houdini, un pecari che non avendo il collo s’incunea nelle gabbie fino a distruggerle ed elude collari. Incontrano sciamani ed improbabili capi tribù, così surreali che sembrano usciti da Cuore di Tenebra. Ascoltano il fracasso notturno della giungla e quello prodotto da un supposto spirito in una capanna. Mesi dopo, di ritorno in Europa su un aereo di linea, conversa la vicina di posto e le racconta un po’ del suo viaggio. “Devo pensare che in quelle sacche ci sono barattoli e scatole piene di ragni, serpenti ed altre cose del genere?” Attenborough annuisce. Zoo Quest diventa uno dei programmi più seguiti. La serie sulla Guyana produce ben 13 episodi e il pubblico ne vuole ancora.

Sir David Attenborough e un uccello del paradiso | © BBC
Quasi dispersi nell’azzurro Mare di Flores

Le prime descrizioni del drago di Komodo vengono da un ufficiale della fanteria coloniale olandese che nel 1910 esplorò l’isola. La sua esistenza, pur documentata da naturalisti attendibili, suscitava il fascino tipico tipica della chimera. David Attenborough e Charles Lagus, il suo cineoperatore, decidono di imbarcarsi per l’estremo oriente, dove non sono mai stati. Le autorità di Jakarta non sono affatto collaborative. Rimandano, trovano cavilli, suggeriscono altre mete. La spedizione parte sotto il segno di presagi che non promettono bene. Makasar è occupata dai ribelli e l’unica barca che riescono a trovare è un legno sudicio gestito da un equipaggio incapace. Si tratta di contrabbandieri che non conoscono il braccio di mare dove sono diretti. Incontrano balene ed esplorano barriere che Attenborough descrive come foreste di coralli. Ma poi incappano in un dedalo di reef, che riescono a superare miracolosamente indenni usando dei pali, e ancora in una bonaccia con la corrente che li porta alla deriva chissà dove. Il capitano ammette di non sapere dove si trovano. Più per miracolo che per altro, e anche grazie all’intuizione di David Attenborough che riconosce il profilo di un’isola, arrivano a Komodo e filmano i famosi draghi. Forse in seguito a quell’esperienza Attenborough capisce che c’è bisogno di un dipartimento composto da esperti di esplorazioni e nel 1957 fonda il Travel and Exploration Unit uno strumento affinato alla produzione di documentari. Nel 1963 Quest Under Capricorn, dedicato all’Australia, chiude la fortunata serie Quest. La parola zoo non appare più e c’è un motivo. L’esplorazione diventa antropologica. Il trentasettenne Attenborough vuole esplorare i miti, i costumi e la relazione con la natura circostante dei primi abitanti dell’Australia, gli aborigeni. La sua scelta fa parte di un percorso che sta maturando a livello personale. Il percorso prevede le dimissioni come staff permanente dalla BBC per seguire un corso di laurea in antropologia sociale alla London School of Economics. La BBC lo richiama. È nei guai.

David Attenborough | © Felicity Egerton | BBC

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David Attenborough | © Felicity Egerton | BBC

BBC Two e Monty Python

La rete, nata nel 1964, si rivolge ad un pubblico interessato ad approfondimenti culturali e scientifici e a programmi di intrattenimento di qualità. Purtroppo fatica a catturare quel tipo di audience. Un anno dopo il lancio, quindi nel 1965, richiamano Attenborough. Non ha ancora finito il corso di laurea ma decide di accettare lo stesso l’incarico di supervisore, ma con una clausola. Anche se occasionalmente, vuole continuare a produrre programmi suoi. In quell’anno esce la sua serie Zambezi, concentrata sulla storia e le culture intorno all’omonimo fiume africano. Nel 1969 diventa responsabile del palinsesto e realizza un’altra serie sulla storia culturale dell’isola indonesiana di Bali. Attenborough è anche molto attento alle nuove forme, anche sperimentali, di spettacolo. Soprattutto teatro. Mette in programmazione Monty Python’s Flying Circus, proponendo la compagnia teatrale forse più prolifica e geniale della seconda metà del secolo scorso ad un vasto pubblico. Sotto il suo mandato il palinsesto di BBC si popola di musica, di teatro innovativo, di arte, di archeologia, di scienza, di viaggi e di storia naturale. Sfrutta la clausola che glielo permette e produce una serie TV sulla cultura ancestrale di Bali e un’altra su una tribù della Nuova Guinea. Vorrebbe lanciare un’altra serie sull’evoluzione con lui stesso come conduttore ma non può per la sua posizione di dirigente. Nel 1972 è tra i papabili per la carica di direttore generale della BBC. Attenborough vuole essere libero di ideare e condurre i programmi che più gli stanno a cuore e si dimette per diventare un freelance esterno. Produce e conduce una serie dopo l’altra, dall’arte tribale a quella occidentale e inizia a lavorare sulle sceneggiature di Life on Earth, un progetto ambizioso che andrà in produzione solo grazie all’intervento di un finanziatore americano: Ted Turner, funzionario Warner Bros e futuro patron di CNN.

Life on Earth

Il progetto è davvero ambizioso. Si alza in piedi sull’eredità strutturale di due precedenti programmi come The Ascent of Man e Civilization sempre per la BBC. Ora però le ottiche e le tecnologie di ripresa sono all’apice della qualità su supporto non digitale e consentono di catturare scene prima impensabili per condizioni di luce e campo. Inoltre non ci si accontenta più di arraffare quello che si trova, ogni missione insegue gli eventi naturali in base ad una pianificazione accurata. Questa scelta costa centinaia di ore di attesa, spesso inutili, ma il risultato è un viaggio intorno al mondo alla ricerca dei traguardi evolutivi delle specie e dei percorsi che le hanno portate a quei traguardi.

“Il fatto è che nessuna specie ha mai avuto un controllo così ampio su tutto ciò che esiste sulla Terra, vivo o morto, come lo abbiamo noi. Questo ci carica, volenti o nolenti, di un’enorme responsabilità. Nelle nostre mani non c’è solo il nostro futuro, ma anche quello di tutte le altre creature viventi con cui condividiamo la Terra”

– da Life On Earth.

Life on Earth cambierà per sempre il concetto di documentario. Stabilirà degli standard, come la necessità di un focus e di un tema conduttore, di immagini di grande qualità, di ricerche scientifiche come basi di partenza. Da Life on Earth in poi i documentari girati senza le premesse stabilite da David Attenborough sembreranno filmini delle vacanze. Warner Bros si occupa della distribuzione al di fuori del Regno Unito ed il successo rispecchia gli sforzi, i capitali investiti e le aspettative. Alla serie, 13 episodi in tutto, ne seguiranno altre coerenti con il progetto: le serie Life. Seguirà The Living Planet e, nel 1995, lo splendido The Private Life of Plants, dove le piante vengono fotografate in time-lapse per mostrare al pubblico la loro insospettata vitalità e le loro abitudini. Con Life on Earth il mondo scientifico riconosce l’attendibilità e la coerenza del programma ed inizia ad offrire volontariamente spunti, informazioni e basi logistiche. La diga, citando un’espressione anglosassone, è stata fatta brillare. Non è più possibile fermare la natura, e la scienza che se ne occupa, nel suo dilagare nelle case dei comuni cittadini. La serie sarà vista da mezzo miliardo di persone nel mondo.

Un testimone unico

“Siamo una piaga per la Terra. Nei prossimi 50 anni o giù di lì, la situazione si farà sentire. O limitiamo la nostra crescita demografica o il mondo naturale lo farà per noi”.

– Intervista a Radio Times, 2013.

Uno dei tabù nella divulgazione scientifica è l’affermare che su questo pianeta siamo troppi. Neanche Jared Diamonds in Collasso osa puntare il dito sul problema demografico. David Attenborough lo fa spesso, senza preoccuparsene. Come tante persone che non vogliono urtare la sensibilità dei credenti si definisce agnostico e non ateo, anche perché dal punto di vista scientifico se non è possibile stabilire l’esistenza di Dio non è neanche possibile stabilire la sua non-esistenza.

David Attemborough con Boris Johnson al cop26 | © Chris J Ratcliffe

Nel 2009 la BBC trasmette uno speciale di un’ora: Attenborough, Charles Darwin and the Tree of Life. Riceve messaggi dal pubblico. Alcuni affermano che l’evoluzione è solo una teoria – Beh, non è una teoria – dichiara in una intervista – L’evoluzione è un fatto storico solido consolidato che passa ogni esame trimestrale. Che la selezione naturale sia il meccanismo e l’unico meccanismo, è una teoria. La realtà storica è che i dinosauri hanno portato agli uccelli e ai mammiferi e che ha prodotto balene e questa non è una teoria. – Il suo, o più ampiamente quello della sua generazione, è un punto d’osservazione unico nella storia umana recente. L’impennata demografica e il declino delle risorse naturali, per sfruttamento eccessivo ed inquinanti, partono negli anni Cinquanta, all’inizio della carriera di un testimone con una formazione ed un piglio scientifici. L’occhio, la mente e le esperienze personali del più prolifico e rispettato tra i documentaristi viventi spaziano nell’arco dei settanta anni più critici per noi umani su questo pianeta. Nel 2015, ha quasi novant’anni, si reca sul Great Barrier Reef in Australia per documentare lo sbiancamento dei coralli. Dopo alcuni tentativi rinuncia a condurre da sott’acqua per le difficoltà che incontra nel parlare dentro una maschera granfacciale, una maschera speciale che include la bocca e può ospitare un microfono. Non si arrende. Non si arrende mai. Nel 2021, più vicino ai cento che ai novanta, Sir David Attenborough apre i lavori di Cop 26 con un discorso ed un video di incredibile chiarezza e potenza. Mentre i grafici animati sciorinano numeri in sovrimpressione, Sir David Attenborough illustra come la stabilità climatica fu nel passato la finestra di opportunità per l’avvento della nostra civiltà, la civiltà umana, e come quella finestra ora rischia di chiudersi per sempre. Per colpa nostra. Uno dei discorsi più forti, puntuali e toccanti che un essere umano moderno possa ascoltare nell’arco della sua vita.

“Se lavorando separati siamo una forza abbastanza potente per destabilizzare il nostro pianeta, sicuramente lavorando insieme siamo una forza abbastanza potente per salvarlo. Nella mia vita ho assistito ad un terribile declino. Nelle vostre potreste assistere ad una meravigliosa guarigione. Quella speranza disperata, signore e signori, delegati, eccellenze, è il motivo per cui il mondo vi sta guardando.”

 

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