Socotra è un’isola che nemmeno a inventarla verrebbe così. Una terra senza pari al mondo, un paradiso diverso da qualsiasi altro tesoro che il nostro pianeta ha saputo donarci. Stupisce i viaggiatori a ogni passo, come se stessero visitando non una “semplice” isola esotica ma un altro pianeta.
Il segreto di Socotra, l’isola più estesa del mondo arabo, sta nella sua lontananza dal resto del continente. Questa lontananza fino a ora ha saputo preservarne l’unicità, portandola ai giorni nostri praticamente intatta. È infatti una delle ultime terre inesplorate. Un santuario botanico e zoologico talmente raro da sembrare quasi biblico, con moltissime specie che vivono solo qui.

Siamo nel nord dell’Oceano Indiano, al largo del Corno d’Africa ma in terra yemenita, anche se è la costa somala quella più vicina, a 300 chilometri. Socotra fa parte di un arcipelago lungo 250 chilometri al quale dà il nome. È formato da altre tre isole minori e due scogli rocciosi, separati fra loro da mari relativamente poco profondi.
Socotra è una delle terre più isolate al mondo, e la sua straordinaria biodiversità la rende di importanza universale. È Patrimonio Unesco e Riserva Umana e della Biosfera (MAB), onore che possono vantare pochi altri siti sul pianeta.
Non è un’isola vulcanica, ma un frammento della terraferma che milioni di anni fa si è staccata dalla Penisola Arabica e dal continente africano. Varie sono le teorie, ma si pensa fosse già isolata 18 milioni di anni fa. Questo la rende una delle isole continentali più antiche del mondo insieme al Madagascar.

Da allora è un Eden avvolto da miti e leggende. Con la sua posizione strategica fra Africa, Arabia e Asia, è stata per millenni un crocevia commerciale fra Mar Rosso, penisola Arabica e Oceano Indiano. Ha visto scambi commerciali con l’Antico Egitto, la Mesopotamia, l’Arabia Felix, lungo le rotte che dal Mediterraneo puntavano verso le Indie. Molte le tracce lasciate sul territorio da antiche civiltà ormai scomparse o sconosciute. La storia di Socotra infatti è avvolta da un alone di mistero, e deve ancora essere veramente studiata su antichi testi in greco, latino, siriaco, aramaico, arabo. Ma anche in portoghese, cinese e danese per dirne alcune. Persino Marco Polo ne ha parlato. La sua stessa lingua, il socotri, è una lingua solo orale, sopravvissuta in una cultura che è stata completamente isolata per millenni.

In poche parole, Socotra è un museo della natura a cielo aperto. Nei suoi 3.600 chilometri quadrati offre paesaggi incredibilmente vari e di bellezza unica. Ci sono spiagge paradisiache, acque turchesi in cui i delfini fanno rotazioni in aria, distese di alberi a perdita d’occhio, grotte da esplorare, splendide dune di sabbia.

I Monti Hajar, i più alti e più spettacolari dell’isola, raggiungono i 1.540 metri di altezza. Hanno gole profonde e umide, ripidi pendii disseminati di massi ma anche distese erbose. Le rocce sono prevalentemente rosse ma possono sembrare bianche per via dei licheni che le ricoprono.
È da questi monti che sgorgano le sorgenti che portano fertilità lungo i rilievi delle montagne. Alimentano gli uadi, solchi in cui scorre l’acqua, nella parte orientale dell’isola. I corsi d’acqua tagliano in profondità anche l’altipiano che si estende su gran parte dell’isola. Da un’altitudine che arriva a 800 metri, l’altopiano scende in ripide scarpate verso la pianura costiera, o si tuffa direttamente in mare. Alcuni corsi d’acqua invece terminano in laghetti o piscine naturali.

Qualcuno ama definire le isole dell’arcipelago come “le Galapagos dell’Oceano Indiano“, grazie all’eccezionale numero di specie endemiche sia nella fauna che nella flora. Infatti si visita Socotra non certo per fare vita da spiaggia ma per ammirare il suo patrimonio naturale.
Ed è la botanica a lasciare senza fiato. Secondo l’Unesco, le specie di piante sono circa 900, e di queste il 37% è endemico. Alcune sono veramente bizzarre come la Cucurbitacea arborea o la Moracea succulenta. La Punica protopunica è un alberello forse progenitore del melograno. Rarissima e minacciata è invece la Begonia socotrana. Alcuni generi, come Boswellia e Commiphora, producono rispettivamente incenso e mirra.

Fra le resine ci sono l’aloe e il famoso sangue di drago, di colore rosso, ricavato incidendo il tronco di una specie endemica di Dracena, bellissima pianta a ombrello simbolo di Socotra. Molto caratteristici sono i monumentali alberi di tamarindo sparsi attorno ai piccoli villaggi, dove spesso si riuniscono gli abitanti e dove giocano i bambini. Sull’isola vivono circa 80.000 persone, in parte anche nomadi. Molti abitano in minuscoli villaggi di pastori nell’entroterra e di pescatori sulla costa. Il centro principale è Habido.
Per quanto riguarda la fauna mancano ancora molti dati, ma sono all’opera diversi gruppi di ricercatori. Il 90% delle specie di rettili e il 95% delle specie di lumache di terra non si trovano in nessun’altra parte del mondo.

Sono state contate quasi 200 specie di uccelli. Anche la varietà di insetti è straordinariamente vasta con generi e specie endemiche, alcuni scoperti solo di recente.
La fauna marina è molto ricca con più di 250 specie di coralli, 730 specie di pesci e oltre 300 specie di molluschi e crostacei come granchi, gamberi e aragoste.
Socotra per fortuna è ancora relativamente sconosciuta, ma l’unicità della sua natura la rende una meta appetibile per l’industria del turismo. Per evitare diventi una Bali yemenita, va difesa con le unghie e con i denti. Al momento normative rigorose preservano il patrimonio naturale ma alcuni terreni non protetti sono stati venduti a potenziali sviluppatori.

Una volta tanto però, a conservare tanta bellezza ha contribuito anche l’uomo. Gli abitanti di Socotra infatti sono i custodi dell’isola da generazioni, partecipando a mantenere la biodiversità che celebriamo oggi. Vivendo delle risorse dell’isola da millenni, hanno imparato a convivere con questo ambiente impegnativo se non addirittura ostile.
Per gestire il territorio hanno creato le loro regole. Amministrano il bestiame e i pascoli, l’accesso all’acqua e ai foraggi, lo sfruttamento della flora e della fauna. Fino a poco tempo fa, vivevano principalmente del proprio bestiame come capre, pecore, bovini e cammelli, dipendendo quindi dai pascoli che nutrivano gli animali. Ne ricavano non solo la carne, ma anche il principale prodotto commerciale, il burro chiarificato.
Per sopravvivere, è stato fondamentale conoscere la vegetazione e averne estrema cura. Le piante agiscono come un microclima per altre piante, per gli esseri viventi e per il suolo. Sono un valido mezzo contro l’erosione del vento e dell’acqua, e per mantenere la fertilità del suolo. Forniscono combustibile e legname per fabbricare attrezzi e utensili, e con le loro fibre si creano corde, stuoie e vimini. Dalle piante si ricava di tutto: cibo, medicamenti, coloranti, pesticidi, concimi, cosmetici e altro ancora. Senza contare l’importanza che rivestono nei rituali e nei rapporti col mondo degli spiriti. Si è così creato un circolo virtuoso che permette a uomo e natura di garantirsi la reciproca sopravvivenza. Non a caso gli abitanti di Socotra sono talmente affabili, gentili e amichevoli, da diventare una ragione in più per andare (e ritornare) sull’isola.

Tutto questo rende Socotra una luogo molto speciale, ma c’è ovviamente il risvolto della medaglia. È molto complicato raggiungerla sia in aero sia via mare. Non è possibile noleggiare un’auto o trovare un taxi. Fuori da Habido non ci sono strutture per dormire né elettricità. Si parla solo il socotri e l’arabo yemenita, e internet manca in gran parte dell’isola. Per questo è caldamente auspicabile affidarsi a un tour con un’agenzia, l’unico modo per organizzare al meglio il viaggio e per esplorare l’isola in lungo e in largo. Noi vi consigliamo Welcome to Socotra (https://www.welcometosocotra.com), un’agenzia di viaggio locale fondata da Nicolò Giraldin e Matteo Zanella, approdati sull’isola nel 2014.
Dopo tutta questa cornice, è facile intuire che per visitare Socotra bisogna essere molto sensibili al tema dell’ambiente, e soprattutto avere un forte spirito di adattamento. L’isola non offre il lusso di alberghi a cinque stelle con piscina (ad Habido ci sono solo piccoli hotel spartani) ma un lusso migliore, quello della natura incontaminata. Si dorme in campi tendati e le docce sono portatili. Ci si sveglia all’alba ammirando una bellezza unica al mondo.

Fra le escursioni più belle ci sono le spiagge di Aomak e Shu’ab, il villaggio di pescatori di Qalansiyah, la laguna di Detwah, l’area marina protetta di Diharmi, la grotta di Dagub. Ma è probabilmente l’altopiano di Diksam, punteggiato di alberi di sangue di drago, il luogo più indimenticabile dell’isola.

Il clima è semi-desertico con una temperatura media che supera i 25 gradi. Le precipitazioni annuali sono scarse, ma da giugno a settembre la stagione dei monsoni ha venti estremamente forti e mare molto mosso. Durante questo periodo Socotra resta isolata dal resto del mondo, anche se solo di recente è diventata accessibile in aereo tutto l’anno.
E per fortuna Socotra non è mai stata toccata dalla guerra nello Yemen continentale, scoppiata rabbiosamente nel 2015. Come se il suo magico destino la proteggesse dai mali del mondo. Un luogo eletto sotto tutti i punti di vista.
Un isola meravigliosa.Spero di poterci andare ,un giorno.Che rimanga cosi’ per sempre.
Sì esatto, la speranza è che continui a essere il paradiso intatto che è adesso!