Primavera Silenziosa, la storia si ripete

Primavera Silenziosa di Rachel Carson

“Le albe, che una volta risuonavano del gorgheggio mattutino dei pettirossi, delle ghiandaie, delle tortore, degli scriccioli e della voce di un’infinità di altri uccelli, adesso erano mute; un completo silenzio dominava sui campi, nei boschi e sugli stagni”.

Pioggia nel sottobosco

Questo è un estratto del testo Silent Spring, scritto dalla biologa e zoologa Rachel Carson nel 1962 per descrivere una stagione le cui sinfonie erano state soffocate dall’uso incontrollato di pesticidi come il DDT. Si tratta di un libro rivoluzionario, divenuto il simbolo della nascita del movimento ambientalista contemporaneo. L’autrice è forse stata la prima studiosa a considerare i suoni della natura come indicatori ambientali di integrità degli ecosistemi, e la loro mancanza come espressione di una grave alterazione ecologica. L’intuizione della Carson ispirò gli ecologi di tutto il mondo che già dal 1969 cominciarono a parlare di paesaggio sonoro, classificando le tipiche melodie di ogni ambiente conosciuto, compreso quello urbano.

Gufo pigmeo euroasiatico
La storia si ripete

Oggi il paesaggio sonoro costituito dal canto degli uccelli si sta impoverendo, sia in Nord America sia in Europa, a causa della perdita di biodiversità; a confermarlo è uno studio condotto dalla Britannica University of East Anglia (Norwich) che, insieme ad altre istituzioni europee, ha pubblicato i risultati sulla rivista Nature Communications. I ricercatori hanno raccolto e analizzato dati sonori da 202.737 siti in Nord America e da più di 16.524 siti in Europa, tutti censiti tra il 1996 e il 2018; il famoso database online, Xeno Canto, fornendo la registrazione dei canti di 1.067 specie diverse di uccelli, è invece servito a ricostruire il paesaggio sonoro dei vari siti, per ogni anno, negli ultimi 25 anni.

Ghiandaia azzurra

Il degrado quali-quantitativo di questi paesaggi sonori naturali si manifesta con maggiore silenzio e monotonia, ovvero con bassa intensità dei toni e scarsa varietà dei canti; ma a cosa è dovuto? Purtroppo, questi dati riflettono la diminuzione delle popolazioni di uccelli e della diversità in Europa e Nord America, causata dall’impiego di pesticidi ed altri inquinanti chimici, dal cambiamento climatico e dall’inquinamento acustico e, soprattutto, dal cambio d’uso del suolo che comprende urbanizzazione, intensificazione agricola, disboscamento, incendi. Dagli anni ’70 sono stati persi 2,9 miliardi di uccelli solo nel Nord America, ovvero il 29% della popolazione totale; Birdlife International ha invece pubblicato uno studio sulla situazione europea che non è migliore: una specie di uccelli su cinque è minacciata o quasi minacciata di estinzione, mentre una specie su tre è numericamente diminuita.

Il legame tra uomo e Natura è sempre più a rischio

Secondo i ricercatori dell’East Anglia, il problema del forte calo della biodiversità avifaunistica si ripercuoterà anche sull’uomo e, fin qui, niente di nuovo, poiché sappiamo che in un ecosistema le strette interconnessioni delle singole parti generano sempre effetti a catena; il tipo di effetto negativo che l’uomo subirà è decisamente indiretto, ma non per questo meno grave. Si tratta di una progressiva perdita di contatto con la Natura, già fortemente condizionata dalla vita urbana: “Questa cosiddetta estinzione dell’esperienza sta determinando una crescente disconnessione tra uomo e natura, con impatti negativi sulla salute fisica, sulle capacità cognitive e sul benessere psicologico“, scrivono i ricercatori. Considerando che in molti casi il canto degli uccelli è rimasto l’unico fragile contatto con l’ambiente naturale, “questo progressivo calo delle popolazioni ornitiche provocherà un’ulteriore riduzione della qualità del paesaggio sonoro e, di conseguenza, una continua diluizione dell’esperienza di contatto con la natura“.

Gufo comune

Molti si chiederanno ingenuamente quale sia il problema nell’ascoltare meno cinguettii durante una passeggiata al parco. Ebbene, diversi studi hanno dimostrato che i suoni della natura sono in grado di connetterci all’ambiente, migliorando la nostra salute, riducendo lo stress, il dolore e migliorando le prestazioni cognitive (leggi l’articolo I.N. Intelligenza Naturalistica). Chi potrebbe farne a meno?

Lupo
Il paesaggio sonoro

Quindi, come già intuito da Rachel Carson negli anni ‘60, un’alterazione del paesaggio sonoro di un ambiente è sinonimo di squilibrio. Ma cos’è esattamente il paesaggio sonoro? Si definisce paesaggio sonoro, o ambiente acustico, l’insieme dei suoni di natura biologica, naturale e artificiale che costituiscono rispettivamente la biofonia, la geofonia e l’antropofonia. Tra le melodie generate dagli organismi viventi troviamo i canti degli uccelli, il frinire delle cicale, il gracidare delle rane, il bramito del cervo, l’ululato del lupo… a fare da sottofondo ci sono sempre altri suoni generati invece dalla componente abiotica dell’ambiente, come la pioggia, il vento, i tuoni, le onde… in infiniti toni diversi; sempre più spesso, poi, si aggiungono i rumori (perché solo così possiamo definirli) generati dalle attività umane che sovrastano e disturbano l’ecosistema intero, uomo compreso.

Gli schemi sonori che derivano dall’insieme di tutti questi suoni, contestualizzati nello spazio e nel tempo, costituiscono l’oggetto di studio di due nuove branche dell’ecologia.

Acero rosso
Ecoacustica e bioacustica: nuove branche emergenti dell’ecologia

L’ecoacustica e la bioacustica ci forniscono un nuovo punto di vista, anzi, di ascolto, per comprendere meglio gli ambienti naturali e monitorarne lo stato di equilibrio. Il monitoraggio acustico degli habitat ci ha permesso di capire che le anomalie sonore possono essere sia causa che conseguenza di una cattiva qualità ambientale, aprendo le porte ad un mare di possibili applicazioni e rendendo l’ecoacustica e la bioacustica dei perfetti strumenti innovativi per la scienza, la conservazione e l’educazione.

Suoni come oggetto di ricerca: I suoni emessi dagli organismi viventi sono fondamentali per la comunicazione, attiva o passiva, tra individui di specie uguali e non (interazioni intra e interspecifiche); ciò che oggi sentiamo in una foresta, un bosco, una prateria, nel mare, è il risultato della coevoluzione sonora delle comunità che vivono in quel determinato ecosistema. Pertanto, possiamo dire che ogni segnale acustico si è evoluto in funzione di altri segnali acustici biologici, di precisi suoni di fondo e di uno specifico ambiente di diffusione del suono. Giusto per darvi un’idea, avete mai visto il video di Sir David Attenborough e del piccolo uccello Lira che si esibisce replicando alla perfezione i suoni antropici che lo circondano? Macchine fotografiche, allarmi di automobili e motoseghe.

Certo, non tutti gli uccelli imitano i suoni ambientali come l’uccello Lira, ma il condizionamento antropico è comunque molto evidente; durante il lockdown, ad esempio, si è registrato un volume più basso del canto degli uccelli urbani che, non dovendo sovrastare i rumori di fondo, potevano ridurre il dispendio d’energia (Acoustic Adaptation Hypothesis). Il rumore antropogenico può mascherare, sia in acqua che in aria, segnali acustici cruciali per la riproduzione e la sopravvivenza della specie, provocare risposte comportamentali particolari, causare stress psicofisico cronico sull’individuo (così come nell’uomo) e, conseguentemente, anche sulla popolazione.

Cicala

Suoni come strumenti di ricerca: i suoni possono essere considerati come strumenti utili a studiare e monitorare la biodiversità di un ambiente, la presenza di una determinata specie di interesse (rara, elusiva o aliena) e, talvolta, l’abbondanza e la distribuzione di individui vocalizzanti, il comportamento e le dinamiche sociali o ecologiche di specie difficili da studiare in natura.

Impieghi attuali e prospettive future

Il monitoraggio acustico passivo è un possibile strumento di ricerca per la gestione e la tutela di ambienti molto estesi, lontani o semplicemente ostili per l’uomo. Nel prossimo articolo vedremo alcuni esempi pratici di monitoraggio acustico applicati ai diversi settori della tutela ambientale, a cominciare dall’uso della bioacustica per contrastare la deforestazione illegale della foresta Amazzonica.

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