
Il nucleare: tra progressi e limiti
Il recente conflitto tra Russia e Ucraina ha scosso le fondamenta dell’ordine europeo, causando squilibri economici e sociali che hanno impattato gravemente sulle nostre vite. Tra i fattori di crisi, il taglio ai combustibili fossili russi occupa un posto di rilievo. Poiché gran parte del fabbisogno energetico europeo era coperto da importazioni dalla Russia, i Paesi europei si sono gettati alla ricerca di una fonte di energia alternativa che gli consenta di recidere il legame di dipendenza con il Paese belligerante.
Tra le varie soluzioni proposte, l’energia nucleare è quella che ha diviso maggiormente l’opinione pubblica. Specialmente negli ultimi anni, si è assistito a progressi giganteschi per quanto riguarda questo tipo di energia, che ha portato molti Paesi europei a riconsiderare le loro posizioni. Innanzitutto, i rischi per quanto riguarda eventuali incidenti, come quello di Chernobyl nel 1986, sono stati minimizzati. Le centrali nucleari sono dotate di numerosi sistemi di sicurezza efficienti e la loro attività è monitorata in continuazione.

Inoltre, il nucleare garantisce un’elevata produzione di energia che potrebbe permettere a moltissimi Stati di sganciarsi da rapporti di dipendenza. Infatti, risolvere la crisi importando energia da altri Paesi non sembra un’opzione ragionevole, poiché non garantisce stabilità. Invece, il nucleare permetterebbe di ridurre considerevolmente le importazioni. In più, creerebbe numerosi posti di lavoro.
Infine, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è un’energia pulita, che non emette gas serra. Le sue emissioni sono molto contenute: 50 volte in meno rispetto al gas e addirittura 100 volte in meno rispetto al carbone. Le sue emissioni sono paragonabili a quelle di un impianto eolico e questo consentirebbe anche di contenere la crisi ambientale.

Tuttavia, l’energia nucleare presenta anche numerosi svantaggi. Il problema principale è quello delle scorie radioattive, ossia gli scarti tossici che questo metodo di produzione comporta. Le scorie hanno un tempo di decadimento che può arrivare addirittura a migliaia di anni e, sebbene siano conservate in depositi sicuri, la possibilità di un incidente è fonte di grande apprensione. Malgrado siano stati fatti numerosi studi e vengano elaborati in continuazione nuovi modelli di stoccaggio, non è stata ancora trovata una soluzione definitiva per quanto riguarda le scorie.
Un altro problema riguarda la costruzione delle centrali nucleari, a causa dei tempi e dei costi. Infatti si tratta di progetti dispendiosi, che richiedono anni. Anche la necessità di una manutenzione efficiente ha costi considerevoli, ai quali si aggiungono anche i costi di dismissione quando l’impianto termina la sua operatività. Per di più, si va spesso incontro ad animate proteste, quando si deve decidere dove costruire una centrale nucleare, perché molte persone non si sentono al sicuro ad averle vicino, e sono anche fonte di inquinamento acustico.

L’orizzonte ecosostenibile delle rinnovabili
Le alternative al nucleare sono le energie rinnovabili. Tra le più accreditate troviamo sicuramente l’eolica, la solare e l’idroelettrica. La produzione, in questo caso, è senza ombra di dubbio più ridotta rispetto al nucleare, ma può essere attuata sia su piccola che su larga scala.
In più, Anche in questo caso assistiamo a un settore in continuo sviluppo, che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. Basti pensare che, in Italia, l’energia da fonti rinnovabili copre circa il 37% della domanda nazionale e che l’energia solare è passata dal coprire lo 0,5% della produzione nazionale nel 2010, all’8% nel 2020. Sempre in Italia, l’energia idroelettrica copre il 15,3% lordo del fabbisogno energetico.
Per quanto riguarda i costi di produzione, uno studio del 2010 della Wirtschaftsverband Windkraftwerke (associazione tedesca per il commercio di aerogeneratori) mostrava che ci si aggirava attorno i 107,0 – 124,0€/MWh per il nucleare, contro i 34,7 – 126,7€/MWh dell’idroelettrico e i 49,7 – 96,1€/MWh dell’eolico. L’energia solare ha, invece, costi variabili a seconda delle regioni, ma in ogni caso si prevede che i suoi costi diminuiranno a ritmo incessante grazie allo sviluppo che questo settore sta ricevendo.

Come se non bastasse, i costi per la costruzione di impianti per l’energia rinnovabile sono esponenzialmente più contenuti e richiedono molto meno tempo rispetto alle centrali nucleari, producendo anche energia nel frattempo.
Certo, il nucleare garantisce una produzione continua, slegata dai fattori metereologici e ambientali, ma gli impianti green compensano in termini di sicurezza. Per quanti progressi siano stati fatti negli ultimi anni, l’eventualità di un incidente resta pur sempre una drammatica possibilità. A tale riguardo, va considerato che comunque sono già molti i Paesi europei che hanno centrali nucleari sul loro suolo (tra cui Francia, Spagna e Regno Unito), pertanto un incidente in quelle aree avrebbe comunque ripercussioni anche sul nostro Paese.
In ogni caso, un investimento nel campo delle rinnovabili sarà necessario per ottemperare agli obiettivi fissati dall’Agenda 2030, e il loro sviluppo potrebbe rendere sempre più obsoleta l’opzione del nucleare, se quest’ultima non riuscisse a ovviare ai suoi evidenti limiti. Nonostante ciò, il dibattito oggi è molto acceso e nessuna pista sembra essere decisamente più vantaggiosa rispetto all’altra, presentando in ogni caso numerosi vantaggi e limiti. Pertanto i governi europei dovranno analizzare con ancora più attenzione ciascuna opzione, perché siamo ad un crocevia importantissimo non solo per il futuro della nostra società, ma dell’intero pianeta.