L’Iran è un Paese immenso e di una bellezza inaudita. Spesso però l’idea di visitarlo fa storcere il naso per la sua teocrazia e le vicende internazionali che lo riguardano. Ed è un vero peccato perché una volta che si visita, si capisce che l’aurea di timore che lo avvolge è immotivata. Basta avere il desiderio di scoprire una cultura diversa dalla propria, e lasciarsi conquistare dai paesaggi spettacolari, dal senso di ospitalità degli abitanti e dalla ricchezza di una civiltà millenaria.

Quando si pensa all’Iran infatti la mente va all’antica Persia, alle architetture fra le più belle del pianeta, alle rovine leggendarie, alle moschee da “Le Mille e una notte”. Un patrimonio storico, culturale e spirituale senza confini. Parliamo di città come Persepolis, Shiraz, Isfahan, Yazd e della moderna Teheran, solo per citarne alcune.
Ma pochi pensano anche alla ricchezza naturalistica di questo Paese fra i più grandi del mondo. Parliamo di oltre 1.650 milioni di chilometri quadrati su un territorio che, per intenderci, è due volte la Turchia e tre volte la Francia. Spettacolari catene montuose, deserti surreali e lande sconfinate coprono circa metà della superficie totale. Scopriamo insieme alcune delle meraviglie che la natura iraniana può offrirci.
Il Monte Damavand
Coi suoi 5.600 e passa metri, questo vulcano è la vetta più alta non solo dell’Iran ma dell’intero Medio Oriente. Si trova nel Nord del Paese, nella parte centrale della catena montuosa dell’Alborz a sud del Mar Caspio. Attualmente l’attività vulcanica è limitata alle fumarole.

Oltre alla bellezza del monte, altre interessanti attrazioni sono le Grotte di Esk, la sorgente termale di Larijan e il Lago Lar. Quando le giornate sono nitide, la vista spazia su tutto il territorio, da Teheran, che dista una settantina di chilometri, fino alla costa.
Il Monte Damavand ha un ruolo importante nella cultura iraniana: è sinonimo di stabilità e fermezza, ed è simbolo nazionale. Nel corso degli anni infatti la sua immagine è stata stampata più volte sulle banconote. La stessa notorietà vale per la mitologia persiana e la letteratura, tanto da essere citato perfino in famosi versi.
Fin dai tempi antichi, la cima del Damavand è stata meta di alpinisti professionisti sia locali che stranieri. Esplorarla infatti non è da tutti: in inverno la temperatura nelle alture arriva a 60° sotto zero e in estate a 2° sotto zero.

Il deserto del Maranjab
A circa un’ora dalla cittadina di Aran e Bidgol nella provincia di Isfahan, quello del Maranjab è annoverato fra i più bei deserti iraniani. Ad aumentare il suo fascino, il fatto che fosse attraversato dalla Via della Seta, che un tempo collegava Occidente e Oriente. Si dice che il nome venga da un caravanserraglio che lo Shah Abbas, uno scià persiano, aveva fatto costruire qui, e dal suo “qanat” (canale sotterraneo) di acqua dolce.

La principale attrazione sono le alte dune di sabbia dorata, che dà l’impressione di scorrere come fosse acqua. Per questo motivo alcuni hanno descritto il deserto come un oceano di sabbia. Alcune dune arrivano addirittura a 70 metri di altezza, mentre l’altezza media del deserto sul livello del mare è di circa 850 metri. La vegetazione è piuttosto ricca, mentre fra gli animali che qui hanno trovato il proprio habitat ci sono lupi, sciacalli, iene, volpi della sabbia, camaleonti, aquile, falchi, una gran varietà di lucertole, serpenti e molte altre specie.

All’interno del deserto ci sono attrazioni come il Castello di Maranjab lungo la Via della Seta, e i pozzi Dastkan nella parte orientale. Anche il Castello di Karshahy e gli acquedotti per l’acqua dolce hanno il loro fascino.
Fra sole cocente, strade accidentate, vento e zero lusso, visitare un deserto non è certo semplice, ma quello del Maranjab attira ogni anno molti turisti che vengono per esplorarlo a dorso di cammello, in motocicletta e sui fuoristrada.

Il villaggio di Darak
Questo villaggio vicino alla località di Chabahar, nel Sud dell’Iran, è adagiato dove si incontrano le acque del Mare di Oman e dell’Oceano Indiano. Darak nella lingua locale significa “stabilirsi lungo il mare“. E viene proprio voglia di farlo con un panorama simile, fatto di colline sullo sfondo e spiagge con le palme. Questa cornice renderebbe il villaggio un sogno per lo sviluppo turistico ma, fortunatamente, il suo potenziale non è ancora stato sfruttato. E chi decide di visitarlo può godersi in tutta pace le sue di scogliere, spiagge sabbiose e barriere coralline. Il litorale incontaminato è adatto a chi cerca luoghi autentici e selvaggi senza troppi agi. Le strade di questa zona sono adatte anche per chi ama il fuoristrada e andare in bicicletta. Ma soprattutto, Darak è apprezzato dagli appassionati del surf e delle immersioni i quali, vista la “semplicità” del posto, devono portarsi tutta l’attrezzatura necessaria. Altrimenti, si può “solo” godere della spiaggia e fare una bella nuotata.
Per chi invece non si accontenta della vita di mare, ci sono sentieri escursionistici che si aggiungono a quelli costieri. Si può fare trekking camminando fra boschi e palme altissime, sempre con la vista sulla costa di sabbia e corallo. Imperdibile l’appuntamento col tramonto.

L’isola di Qeshm
Nello stretto di Hormuz, parallela alle coste meridionali dell’Iran, c’è questa isola a forma di delfino, la più grande del Golfo Persico. L’isola fa parte dell’enorme catena montuosa di Zagros, che taglia in due il Paese. Le sue formazioni geologiche risalgono a 480 milioni di anni fa. Non stupisce quindi che custodisca vere e proprie meraviglie naturali.
La punta di diamante di Qeshm è la Valle delle Stelle, chiamata così perché, secondo la credenza popolare, fu una stella caduta dal cielo a crearla. E nome locale è “Estalah-kaftah” significa appunto “la stella caduta”.

Siamo vicino al villaggio di Berkeh Khalaf, non lontano dalla città di Qeshm. Questa valle è una delle attrazioni naturali più singolari dell’Iran, un fenomeno che è anche patrimonio Unesco e un geoparco del Medio Oriente. Ci si trova di fronte a pilastri naturali, e canyon scolpiti nel corso dei millenni dall’azione di vento e pioggia. Altrettanto suggestiva ma meno visitata è la Valle delle Statue, nella parte settentrionale dell’isola, vicino alla città di Tabl. Quelli che si vedono sono i resti di una pianura che un tempo copriva l’intera isola. Le parti esposte all’acqua sono state lentamente erose, formando anche qui sculture naturali di incredibile bellezza.

Un’altra meraviglia geologica sull’isola è la grotta di Namakdan. Si trova a 90 chilometri dalla città di Qeshm, nella parte sud-occidentale dell’isola. Con un’altezza di 237 metri e una lunghezza di oltre 6.000 metri all’interno della montagna, è considerata la più grande grotta di sale al mondo. Una specie di cupola costruita dalla natura. È piena di sculture di sale con strati di color rosa, viola, blu, rosso e bianco che formano una sorta di arcobaleno. Inoltre, i polmoni possono beneficiare dell’aria che si respira, ideale per chi soffre di asma e problemi respiratori.
Dulcis in fundo, un piccolo corso d’acqua esce dalla grotta sotto forma di sorgente, creando uno stagno alle pendici della montagna. Affidatevi a una guida esperta, e non dimenticate di portare con voi le torce elettriche.

Una meraviglia di altro tipo è la Foresta di Hara, la più grande foresta di mangrovie dell’Iran. Si trova nello Stretto di Khavaran, fra l’isola di Qeshm e la provincia di Hormuzgan nel Golfo Persico. Questa foresta è un’area protetta nazionale, ed è inclusa nella rete mondiale di biosfere riconosciute dall’Unesco.

Le foreste di mangrovie dell’Iran meridionale sono costituite principalmente da Avicennia marina, una specie che prende il nome dallo studioso persiano Avicennia (o Abu-Ali Sina). Vederle emergere dal mare blu è uno spettacolo. A renderle davvero speciali è il fatto che le radici sono aeree, cioè assorbono l’ossigeno dall’ambiente, e sono visibili con la bassa marea. Sopravvivono facilmente nell’acqua salmastra perché non assorbono il sale. La Foresta di Hara durante le stagioni fredde è un paradiso per gli amanti del birdwatching. Molti uccelli migratori infatti vengono qui a trascorrere l’inverno, tanto da contare fino a cento specie. Ma in generale, l’isola di Qeshm vanta una ricca fauna selvatica che oltre agli uccelli include anche rettili, delfini e tartarughe.

Il Parco Nazionale di Tandooreh
Grazie alla verde e bellissima valle di Chelmir, alle imponenti rocce, ai panorami mozzafiato e alla varietà di animali che lo popolano, questo parco è perfetto da visitare sia per turisti sia per scienziati e ricercatori. Si trova nell’Iran nord-orientale al confine col Turkmenistan, vicino alla città di Dargaz. Grazie al suo ecosistema è diventato non solo area protetta e parco nazionale, ma anche riserva della biosfera Unesco, e uno dei luoghi importanti per il birdwatching dell’IBA (“Important Bird and Biodiversity Area”). Per avvistarli è meglio esplorare le aree marginali del parco, oppure muoversi all’interno delle valli e vicino alle sorgenti. I rettili invece includono svariate specie di serpenti, lucertole e tartarughe. Il parco protegge un’area di 9.250 ettari a un’altitudine compresa fra i 900 e i 2.600 metri, dove si erge il castello di Qanbar Ali.
Per visitare il parco è necessario ottenere il permesso dall’organizzazione per la protezione ambientale e affidarsi a una guida locale.