Space Economy: nuove alleanze fra cielo e terra

Un tempo lo spazio interstellare era affare esclusivo delle agenzie governative, ora proliferano le aziende che collaborano con le agenzie spaziali per la fornitura di satelliti, sonde, razzi, e che offrono servizi di telecomunicazione e osservazione della Terra, lotta al cambiamento climatico o sicurezza nazionale. Ma che si lanciano anche nell’ esplorazione dello spazio profondo. In diversi punti del globo si accendono nuovi cantieri spaziali. E a sognare Luna e Marte non solo i soliti “dominatori dello spazio”, USA, Cina e Russia.

Anche l’Europa, dove eventi come la guerra in Ucraina ha ribaltato le cooperazioni. E chi ha da spendere, come molti paesi arabi.

Si progetta e si vola verso lo spazio noto e quello ancora sconosciuto: per rafforzare la propria immagine, stabilire cooperazioni commerciali e strategiche, e cercare giacimenti di acqua da cui ricavare idrogeno, il nuovo “petrolio spaziale”.

Europa ancora attrice “non protagonista”?

In che ruolo gioca il vecchio continente? Risponde Patrizia Caraveo, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e autrice insieme a Clelia Iacomino di “Europe in the Global Space Economy” (Springer Nature, 2023): “La collaborazione con la NASA continua con le missioni scientifiche congiunte e con il volo umano. Gli astronauti europei sono presenti sulla ISS, e l’Agenzia Spaziale Europea, insieme ad alcuni dei suoi stati membri come ltalia, Francia, Spagna, Germania, Polonia, Romania e Regno Unito ha sottoscritto gli accordi Artemis per il ritorno alla Luna. Sono in corso collaborazioni scientifiche anche con India, e Cina, a cui l’ESA fornisce strumenti per le missioni.” Quello che manca, è una vera politica spaziale europea: i paesi del vecchio continente non comunicano abbastanza fra loro, e le conoscenze non vengono condivise e trasferite in modo omogeneo. E non di rado gli stessi programmi spaziali vengono duplicati, soprattutto quelli per le applicazioni militari. Il Consiglio Europeo è riuscito a tracciare linee guida per “un uso equo e sostenibile dello spazio”, per una convivenza serena nelle orbite sempre più popolate dai satelliti, ma non c’è ancora la volontà di unire le forze per sganciarsi da mamma NASA e diventare una superpotenza autonoma.

Stazione Spaziale Intrernazionale

L’Europa nella politica spaziale non deve più sedere nella cabina passeggeri ma in quella di pilotaggio: lo sostengono gli scienziati dell’High Level Advisory Group” (HLAG), nel loro rapporto “Revolution Space”. Una missione lunare tutta europea non è pura fantascienza: gli Stati membri dovrebbero investire di più nella space economy (al momento prediligono industria farmaceutica e automobilistica), reclutare tecnici e scienziati più giovani e cercare nuovi partner in America latina, Asia e Africa.

Intanto la guerra russo-ucraina ha scosso gli equilibri, e i programmi di cooperazione fra ESA e l’Agenzia ROSCOSMOS, sono stati congelati. “L’interruzione delle collaborazioni con la Russia ha fatto sparire i lanciatori Soyuz dallo spazioporto europeo in Guyana francese, e ha impedito il lancio della missione EXOMARS che era previsto per settembre 2022 dalla base russa di Baikonur. – spiega Patrizia Caraveo – Entrambi sono stati gravi colpi per lo spazio europeo. Per EXOMARS, che aveva importanti parti costruite in Russia, occorre trovare nuovi partner e la data di lancio è slittata al 2028. 

E senza i lanciatori Soyuz l’ESA ha dovuto lanciare la sua missione EUCLID con SpaceX, così come dovrà fare la Commissione europea per i nuovi satelliti della costellazione Galileo.”

E mentre sulla Terra l’UE invia armi all’Ucraina, astronauti russi, americani ed europei continuano a condividere la microgravità della Stazione Spaziale Internazionale.

L’Italia tocca il cielo con un dito

Patrizia Caraveo, sottolinea come in Italia la ricerca spaziale, a differenza di quella di base, abbia sempre ricevuto maggiori finanziamenti perché considerata strategica. Insieme a Germania e Francia, l’Italia è il paese europeo che ha investito di più nello spazio. I fondi, arrivati anche dal PNRR, vengono gestiti dall’ASI, che collabora con l’ESA e sta sviluppando programmi come la costellazione satellitare IRIDE per il monitoraggio marino e costiero. Costruzione di razzi e satelliti, acquisizione dati dallo spazio, gestione di immagini: il comparto aerospaziale italiano sta crescendo, e, con quasi 300 aziende, fattura circa 4,5 miliardi di euro all’anno, come ha dichiarato Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy. “All’interno del panorama spaziale globale, gli scienziati e le industrie italiane sono di ottimo livello e assolutamente competitive.” dichiara Caraveo che porta l’esempio della trevigiana Zoppas, che ha fornito i sensori di controllo della temperatura di Chandrayaan-3, la sonda che ha reso l’India la quarta potenza ad aver toccato il suolo lunare.

“Nuovo lancio, nuova India”

L’allunaggio della Chadrayaan-3 (tradotto, “volo sulla Luna”) ha rivoluzionato la geopolitica spaziale: un volo low cost (meno di 80 milioni di dollari, come hanno commentato i ministri indiani, una cifra inferiore a quella di un film hollywoodiano sull’esplorazione spaziale!) grazie a cervelli, tecnologie e logistica rigorosamente nazionali, che, dopo un tentativo fallito nel 2019, ha sbaragliato la Russia. Pochi giorni prima Luna-25, il lander dell’Agenzia Spaziale Russa, si era infatti schiantato sulla superficie lunare a causa di un malfunzionamento, lasciando un cratere “antropico” di 10 metri di diametro.

Celebrato dal Primo Ministro Narendra Modi come la promozione dell’India a nuova potenza dello spazio, anche in vista delle prossime elezioni, l’allunaggio ha favorito un avvicinamento fra l’Agenzia Spaziale indiana ISRO e USA, che fino a poco tempo fa rifiutava qualsiasi collaborazione con gli scienziati di Bangalore, la Silycon Valley indiana. Appena prima del lancio di Chandrayaan-3, Modi a Washington ha stretto la mano a Biden, facendo diventare l’India il paese numero 27 ad aver siglato gli accordi Artemis che regolano la prossima missione umana sulla Luna. Uscendo così dal cortile della Cina, un competitor spaziale sempre più forte, che ora si sta schierando con la Russia.

Il tappeto volante dell’Islam

In questa scacchiera spaziale dominata dalle novelle orbite Russia-Cina e USA-India, si affacciano anche i paesi arabi. Che si stanno attrezzando, consapevoli di quanto la space economy tiri a lucido l’immagine di una nazione sul palco-mercato globale: quattordici di loro si sono uniti nella Arab Space Cooperation Group, presieduta dall’Agenzia Spaziale degli Emirati Arabi che ha avviato diversi programmi, fra cui il più ambizioso, il lancio della prima sonda islamica con destinazione Marte, battezzata “Speranza”. Partita a luglio 2020 dal centro spaziale giapponese dell’isola di Tanegashima, “Hope Probe” ha catturato ipnotiche immagini di Deimos, luna del pianeta rosso. Con questa missione gli Emirati Arabi Uniti sono entrati nel club di Marte, ed hanno avviato una collaborazione con l’Agenzia di Esplorazione Aerospaziale del Giappone.

Il pianeta Marte con la sua luna Deimos | © Stuart Rankin

Ma gli sceicchi sono interessati anche a rotte più vicine: hanno firmato di buon grado gli Accordi Artemis, e un loro astronauta ha volato sulla Stazione Spaziale Internazionale.

C’è poi l’Arabia Saudita: con la strategia Vision 2030 intende dirigersi verso un’economia alternativa al petrolio, ed ha lanciato il programma Saudi Space Accelerator per sostenere le start up spaziali locali. Il paese della monarchia assoluta ha fatto un passo in avanti rispetto ai cugini degli Emirati, inviando sulla ISS una donna, la scienziata Rayyanah Barnawi, specializzata in cellule staminali e tumore del seno, per eseguire esperimenti in microgravità. E lo scorso agosto alla Conferenza mondiale dei piccoli satelliti presenziava una delegazione femminile del team del primo satellite lanciato dal Kuwait. Due donne anche nel gruppo di lavoro di Light-1, il satellite che sventola bandiera del Barhein partito a dicembre 2021 per monitorare i raggi gamma emessi durante i temporali sulla Terra. Pinkwashing? O anche nei paesi dove il velo è d’obbligo si fa strada la certezza che per andare sempre più lontano è necessario unire le intelligenze ed allentare i lacci di una cultura patriarcale?

L’Oman sta invece costruendo uno spazioporto sulla costa mediorientale, l’Etlaq Space Launch Complex che dovrebbe diventare un hub internazionale per i voli professionali e commerciali.

La tecnologia aerospaziale non viene utilizzata solo per progetti pacifici. Secondo il New York Times di recente Putin e il presidente nord coreano Kim Jong-un si sarebbero incontrati per stabilire un baratto: armi e munizioni da usare contro l’Ucraina in cambio di sottomarini ma anche di tecnologie avanzate per i satelliti spia. E Israele ha quest’anno lanciato in orbita l’ennesimo satellite di tipo Ofek (orizzonte, in ebraico), per controllare anche con condizioni metereologiche estreme le mosse degli avversari islamici, in testa Iran e Siria.

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