Se nascondiamo la testa sotto la neve (artificiale)

Sulla neve in scarponi e costume da bagno, come nei manifesti vintage di alcuni brand sportivi? Secondo molte voci, in un futuro non troppo lontano adotteremo un outfit leggero d’inverno anche in montagna, forse dovremo rinunciare agli sci. Effetto dell’aumento della temperatura globale. E le settimane bianche diventeranno verdi, ribaltando i progetti di tutti coloro per cui il cristallo di ghiaccio rappresenta sport, vacanza o lavoro.

Servizio fotografico del 1965 ca. sulle piste di Crans-Montana | canton Vallese | Fonte: Alpines Museum der Schweiz
Cortina 2026, ultima discesa?

Il paradosso: proprio dove la neve naturale si scioglie a causa del surriscaldamento terrestre, si cerca di allungare la stagione sciistica spruzzando quella artificiale, che tra consumo di acqua ed energia è entrata ormai nel giro dei soliti sospetti nell’indagine sul cambiamento climatico.

Che sulle Dolomiti sarà sempre più difficile sciare è stato annunciato anche dall’ Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) nel rapporto “Stato dei servizi climatici 2022″ (https://library.wmo.int/index.php?lvl=notice_display&id=22136#.Y1qouHZBy3C), dove lo studio italiano condotto nella provincia di Belluno ha concluso che con l’aumento della temperatura di almeno 2 gradi negli ultimi 120 anni, già nel 2036 la presenza di neve bagnata impedirà la pratica di sport nei paradisi dello sciatore come Cortina. Nel frattempo fervono i preparativi per le Olimpiadi Invernali del 2026, che si terranno proprio nella località ladina. Sarà l’edizione con più donne partecipanti, che promuove la pace, e premia gli atleti su podi di plastica riciclata. E che è stata comunque richiamata ad un approccio più attento all’ambiente.

Neve artificiale sulle Dolomiti

Anche sulle Dolomiti i cannoni sparaneve sono protagonisti: nel documento “Perché ISDE chiede di ripensare le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026” (https://www.isde.it/wp-content/uploads/2022/08/isdeolimpiadi2026.pdf), è l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente a ricordare quanto già dichiarato da Legambiente e WWF: per imbiancare una pista da sci di medie dimensioni servono fino a 20.000 metri cubi di acqua e 600 gigawattora di energia per ettaro; e che nelle Alpi le temperature stanno aumentando due volte più velocemente che nel resto dell’emisfero boreale.

“Occorre una revisione del trattato della Convenzione delle Alpi – dichiara Francesco Romizi, referente ISDE in Italia – per affrontare la tematica della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici in modo integrato e trasversale.”

I medici ambientalisti hanno inviato una lettera, firmata e sostenuta da scienziati esperti di cambiamenti climatici e di problematiche legate alle montagne, a tutte le Istituzioni coinvolte nell’organizzazione delle Olimpiadi. “Il silenzio è stato assordante. Nessuno ci ha risposto e nessuno ci ha contattato. Dispiace che, da parte delle Istituzioni, non ci sia una visione di medio-lungo periodo. Distruggere con opere faraoniche e impattanti il nostro paesaggio, significa amplificare sempre di più gli effetti distruttivi dei cambiamenti climatici. In fondo abbiamo chiesto una cosa molto semplice: si utilizzi, gratuitamente, la nostra esperienza e le nostre professionalità per valutare e monitorare l’impatto socio-ambientale delle opere.” 

Cannone Sparaneve
Storia della neve che cade dal basso

Risale al 1883 la tecnica della neve artificiale, per anni relegata in laboratorio per studiare i processi di formazione di neve e valanghe. Nel 1950 compaiono i primi cannoni spara-fiocchi negli Stati Uniti. Solo negli anni ’70 la neve artificiale viene prodotta anche in Europa, con un incremento esponenziale negli anni ’80 (con i primi segnali di cambiamento climatico) ed ora, oltre ad essere impiegata in tutte le competizioni sportive, copre le discese turistiche di ogni parte del pianeta (Alpi, Pirenei, Carpazi, Montagne Rocciose, Ande…), ad alta e bassa quota, anche dove le temperature sono molto lontane dallo zero: come lo ski-dome di Dubai (https://www.skidxb.com/slope), dove si scivola all’interno di un centro commerciale grande come una città, o come il centro sciistico nell’isola danese di Bornholm (http://bornholmsskivenner.dk/), su una collina dove crescono fichi e viti.

Sky-dome | Dubai

Se gli atleti la prediligono per la densità e compattezza che favorisce la velocità e rende il pendio meno imprevedibile e rischioso, per i manager del turismo rappresenta la formula per raddoppiare le entrate: con la neve artificiale si scia ovunque, e tutto l’anno. Con l’opportunità di ingigantire il parco di utenti dello sport di un inverno senza fine. Lo ha dichiarato apertamente il comitato organizzatore della passata edizione delle Olimpiadi invernali, Pechino 2022: l’obiettivo era coinvolgere 300 milioni di persone negli sport invernali.

Piste innevate per le olimpiadi invernali di Pechino 2022 | © xinhuanet
Bianco artificiale: perché non è sostenibile

Le prime Olimpiadi a zero emissioni: è quanto dichiarato nel Rapporto Pre-giochi di Pechino 2022. Effettivamente sono stati molti gli interventi annunciati a tutela dell’ambiente. Ma è l’utilizzo massiccio di neve artificiale ad aver suscitato accese polemiche. Il comitato organizzatore aveva spiegato che l’innevamento sarebbe stato interamente realizzato con energia rinnovabile, risparmiando le risorse idriche grazie all’utilizzo di acqua di superficie (pioggia, neve sciolta) e di neve immagazzinata nei mesi estivi (snow farming).

Secondo Carmen de Jong, docente presso la facoltà di Geografia e Sviluppo dell’università di Strasburgo, i dati rilevati provano il contrario: nel suo rapporto “Environmental Impacts of the Beijing Winter Olympics 2022” dichiara che per coprire le piste dei circuiti di Zanqing e Zhangiakou, siano stati utilizzati 2,5 milioni di metri cubi di acqua, che pompata a quelle altezze e quindi ad alta intensità energetica, ha prodotto emissioni pari a 7770 tonnellate di CO2. Secondo de Jong il clima asciutto delle piste cinesi, dove la polvere sollevata dai venti fa sciogliere anzitempo la neve, avrebbe obbligato i generatori a lavorare più a lungo ed usare molta più acqua rispetto a quella utilizzata mediamente.

Sci sulle Dolomiti

L’idrologa ha individuato i fattori di insostenibilità della neve artificiale: circa il 30% dell’acqua che viene stoccata nei bacini idrici si perde nell’evaporazione spontanea; la stessa acqua non venendo filtrata può contenere microrganismi patogeni dannosi per la salute umana; per produrre la neve si utilizzano additivi, come lo Snomax, che se inalati, ad esempio dagli addetti all’innevamento, danno origine a patologie infiammatorie e respiratorie; la coperta di neve artificiale, più densa e più duratura di quella naturale, provoca un ritardo nella crescita della vegetazione e rende il suolo meno permeabile, quindi più secco e friabile; l’inquinamento sonoro creato dai cannoni sconvolge la fauna selvatica.

Si contamina l’ecosistema, ma cambia anche l’essenza della vacanza sulla neve: con l’allungamento della stagione invernale, si amplia il ventaglio di servizi per attirare un’utenza sempre più eterogenea: dove c’erano rari centri di ristoro e caratteristici rifugi alpini ora sorgono fast food, spa e wellness, hotel di grandi dimensioni, parchi tematici, addirittura eliporti. Con la progressiva perdita del contatto autentico con la natura e la cultura locale, fatta di gastronomia tipica, folclore, storia.

Insomma, la neve artificiale non è ecologica, nemmeno ad alta quota, dove tra l’altro viene sempre più impiegata.

Ghiacciaio collassato sulla Marmolada
Passeggiando in bicicletta, in cerca di ghiaccio

Il collasso del ghiacciaio sul Marmolada la scorsa estate è stato l’ennesimo campanello d’allarme: secondo i ricercatori del CNR causa del disastroso distacco è il cambiamento climatico, lo stesso che ha provocato la perdita del 70% della massa glaciale dolomitica nell’arco di trent’anni.

Quando un ghiacciaio si riduce, aumentano i rischi di frane (la coltre di ghiaccio è come una rete che trattiene le morene), valanghe, e inondazioni provocate dal fluire a valle di laghi subglaciali che trovano via di fuga tra le fenditure. Le distese di ghiaccio sono un prezioso serbatoio di acqua potabile ed utilizzabile in agricoltura, rappresentano un ambiente puro dove batteri e virus sono banditi. Insomma, la cosiddetta criosfera è una parte del pianeta da cui dipende la vita stessa.

L’ampio seracco di ghiaccio crollato sulla Marmolada | © Provincia autonoma di Trento | AP | dpa

Ha voluto verificare lo stato di salute dei ghiacciai con il mezzo più ecologico che c’è, la bicicletta, Pär Johan Åstrand, con il progetto “Ride for our glaciers”, un viaggio di 3000 km tra giugno e luglio 2022, dalla Svezia all’Italia, sostenuto da POW- Protect Our Winter, l’associazione degli atleti per l’ambiente.

(tappe visibili su https://www.komoot.it/collection/1577702/-ride-for-our-glaciers-part-1-14-06-2022-26-06-2022 e https://www.komoot.it/collection/1586019/-ride-for-our-glaciers-part-2-27-06-2022-15-07-2022)

“Ho incontrato tre giorni di pioggia in 32 giorni di percorso in bicicletta. Vi sembra normale? -esordisce Pär – Al passo di San Bernardino dalla Svizzera all’Italia ho avvertito un caldo estremo (non avrei potuto mettermi in viaggio se avessi trovato quella temperatura anche in Svezia, Svizzera o Danimarca!) e mi ha molto impressionato vedere così poca neve sulle cime. Così come sulla salita alla Capanna Margherita sul Monte Rosa: qui ci si accorge molto chiaramente di come il clima sta cambiando.”

Pär Johan Åstrand

Con il suo viaggio all’insegna della sostenibilità ambientale Pär ha voluto lanciare un messaggio chiaro: il nostro modo di vivere sta accelerando la scomparsa dei ghiacciai. “Ci sono splendidi posti in Europa, vicini a dove viviamo, che possono essere facilmente raggiunti in bicicletta, in treno, in automobile (al massimo in 4), ma non in aereo! E se decidiamo di andare sui ghiacciai, trattiamoli bene: usiamo l’equipaggiamento giusto, seguiamo le istruzioni, non arrampichiamoci senza una guida autorizzata. Si trovano sempre più ponti di ghiaccio e crepacci che se attraversati troppo tardi la mattina possono essere molto rischiosi.”

Cannone sparaneve

La neve artificiale si presenta come un rimedio fittizio: dobbiamo abituarci a rispettare le nostre montagne e il loro bioritmo, tornando ad una fruizione più semplice ed ecologica, ad esempio rivalutando, come suggerito anche dal Comitato Olimpico di Cortina, attività invernali come le escursioni con le ciaspole, il winter trekking, il fondo. E rinunciando allo sci e al pupazzo di neve fuori stagione.

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Un pensiero su “Se nascondiamo la testa sotto la neve (artificiale)

  1. Amelia dice:

    Ci tenevo a riportare il commento all’articolo da parte della Prof. Carmen de Jong, che ha contribuito alla sua realizzazione:
    Dear Amelia,
    Thanks very much for your well-researched article. Very, very interesting the report by ISDE, I did not know they existed and its typical that any critique or alternative is ignored by the ski industry!!!

    Did you know that in February 2021, one of the races in Cortina d’Ampezzo had to be cancelled because it was too warm and the snow did not hold? But when the Olympics was held in 1956 it was the coldest winter on record! But since then temperatures have increased by nearly 4°C on average in winter, no wonder its very problematic to maintain skiing nowadays.
    How can you organise Olympic Games in a city where the Games have already been cancelled, well before the 2036 scenario ?

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