La Sardegna non è solo per chi ama la vita da spiaggia. Sappiamo tutti quanto sia splendido il suo mare, ma anche i paesaggi montani non sono da meno. In questo articolo vi portiamo nel centro dell’isola per esplorare il territorio a piedi.

Ci sono infatti svariati percorsi di trekking che raggiungono le meraviglie della regione. Si cammina in un fantastico mix fra monti e cale sul mare, ammirando imponenti falesie, canyon, grotte e cascate. Il tutto immersi nella macchia mediterranea incontaminata. Noi vi proponiamo i sentieri più belli, per scoprire non solo il patrimonio naturale della zona, ma anche le tradizioni e l’ospitalità della gente che la abita.
Partiamo dall’Ogliastra, la regione storico-geografica nella Sardegna centro-orientale. Piccola precisazione: gli itinerari sono di diversa difficoltà, ma i più belli richiedono diversi giorni di cammino attraverso zone impervie, spesso adatte solo a trekker esperti. In questi casi bisogna valutare con attenzione la propria condizione fisica, il meteo, l’attrezzatura da portare e la possibilità di comunicazioni. Non sempre i sentieri sono segnati in modo puntuale, meglio quindi affidarsi a guide specializzate.
Un’escursione impegnativa ma imperdibile è quella che passa attraverso le cime del Gennargentu. È un massiccio montuoso, paradiso selvaggio ricoperto da foreste secolari, habitat dell’aquila reale e del muflone. I più ambiziosi possono raggiungere Punta La Marmora, che con i suoi 1.834 metri è la vetta più alta della Sardegna. Nell’Ogliastra più profonda ad esempio parte un cammino di quattro ore dal villaggio nuragico di Ruinas.

Dai numerosi sentieri escursionistici si può ammirare il panorama della costa. Alla magia della montagna infatti si unisce quello del mare: il Gennargentu e il golfo di Orosei formano un parco nazionale. Ben 74.000 ettari che offrono tutti gli elementi della bellezza sarda: cime maestose, pascoli verdi, altopiani, canyon, grotte, foreste, spiagge, falesie a picco su acque cristalline.
Inoltre, il paesaggio è sfuggito allo sviluppo turistico indiscriminato, mantenendo la millenaria integrazione fra uomo e natura. In mezzo ad antichi boschi ci sono piccoli borghi appartati dove scoprire le tradizioni locali, comprese quelle culinarie: Urzulei, Talana, Arzana, Fonni, Desulo, Aritzo, Gairo, Baunei, Villagrande, Seui e Ussassai.
Percorsi suggestivi attraversano anche i Tacchi d’Ogliastra, monti calcareo-dolomitici che prendono il nome dalla forma a tacco di scarpa. Custodiscono luoghi selvaggi e habitat unici in Sardegna, con specie animali e vegetali endemiche. Si cammina fra imponenti rocce verticali, foreste di lecci, sorgenti e laghetti, nuraghi e cuiles (antichi ricoveri dei pastori). E si scoprono luoghi fiabeschi come l’insediamento di Is Tostoinus e la località “montagne della luna”.
Dal centro servizi della foresta di Montarbu partono vari itinerari: il sentiero Ermolinus lungo la valle del torrente omonimo; un altro, ad anello, prende il nome dalle grotte Su Marmuri di Ulassai e tocca punti panoramici sulle vallate del Rio Pardu e di Santa Barbara; il sentiero dedicato a Maria Lai, artista nata a Ussassai, punteggiato dalle sue opere. Fra le tappe più suggestive, il Tacco di Monte Tisiddu e l’anello di Perda ‘e Liana, nel territorio di Gairo Sant’Elena.

Oltre i versanti sud-occidentali dei Tacchi si estendono Barbagia di Seulo, regione storica della Sardegna centrale, e l’altipiano di Sarcidano. Si passa per zone un tempo abitate da pastori e carbonai, si ammirano monumenti naturali come la Grotta Is Janas nel territorio di Sadali, dimora di personaggi mitologici. A pochi passi dalla grotta c’è la cascata di Su Stampu de Su Turrunu, e non è raro avvistare il cavallo del Sarcidano e il cervo sardo.
Un sentiero adatto a tutti parte da Sadali e arriva sino ad Arcu ‘e Spineddai; un altro dalla vedetta di Pranedda Ollastru si snoda sulla valle del Flumendosa e arriva al nuraghe Adoni.

Ma nel cuore dell’Ogliastra c’è un trekking fra i più difficili d’Italia: il Selvaggio Blu. È un’escursione di sette giorni che prevede parti di arrampicata e ferrata. Non ha punti di ristoro e non tocca centri abitati. Si possono prenotare i rifornimenti, il trasporto dei bagagli tra una tappa e l’altra e il ritiro dei rifiuti. Bisogna quindi portare con sé acqua e cibo, e si dorme accampati. Più che le difficoltà tecniche, è proprio l’isolamento del percorso a renderlo accessibile solo agli esperti. Si può decidere di fare solo alcuni tratti con guide locali, in autonomia o chiedendo l’assistenza tecnica per i passaggi più impegnativi.
In totale sono circa 50 chilometri da Santa Maria Navarrese a Cala Gonone. A ricompensare tanta fatica ci pensa il paesaggio incontaminato del complesso montuoso del Supramonte di Baunei. Il percorso diventa sempre più impegnativo fino a diventare un sentiero alpinistico con 625 metri di dislivello. Prima di partire bisogna leggere le ordinanze comunali che regolano le escursioni, e per motivi di sicurezza in alcuni casi si dovrà comunicare la propria presenza.
Sempre difficile ma più agevole e la traversata del Golfo di Orosei. I punti di partenza e arrivo non cambiano rispetto al Selvaggio Blu, la differenza sta nella durata: cinque giorni invece di sette. Anche le zone sono le stesse, ma si esplora l’immediato entroterra.
Il golfo è una splendida insenatura che prende il nome dalla cittadina di Orosei, nella valle del Cedrino. La costa è lunga una ventina di chilometri, con spiagge di sabbia bianca che si alternano a strapiombi. Le acque color smeraldo attirano gli amanti delle immersioni. Il tesoro del Golfo di Orosei sono le splendide cale, accessibili solo dal mare o a piedi. Si cammina immersi nella macchia mediterranea, con l’azzurro del mare che si scorge fra gli alberi man mano che si avanza. Un bagno ristoratore in un’acqua cristallina ripagherà la fatica, e aiuterà ad affrontare la salita del ritorno. Le alte falesie che circondano le cale sono mete ambite dai climbers.

In particolare, sono tre le perle del Golfo di Orosei. Iniziamo da Cala Goloritzè, raggiungibile attraverso un tragitto ben segnato di un’ora e mezza (la discesa non è difficoltosa, mentre il ritorno ha un dislivello di 500 metri). Il percorso parte dall’altopiano del Golgo, e in 3 chilometri e mezzo passa per mulattiere, archi rocciosi, gole, alberi secolari e ricoveri di pastori.
Monumento nazionale protetto dal 1995, Cala Goloritzè è la spiaggia più fotografata dell’Ogliastra. Le acque turchesi e trasparenti sgorgano da sorgenti carsiche sottomarine. Fra le rocce marmoree che affiorano dal mare la più celebre è l’Aguglia, monolite calcareo che domina la cala. Tutto attorno, falesie alte 500 metri ricoperte da macchia mediterranea, mentre alle spalle c’è una foresta di lecci e corbezzoli. La spiaggia di sassolini bianchi si è formata negli anni ’60, per una frana staccatasi dalla parete di arenaria.
Decisamente più impegnativo e da affrontare con guide esperte è il percorso per Cala Mariolu, a nord di Goloritzè. È una spiaggia intima fatta di minuscoli sassolini tondi, bianchi e rosa. Il tempo di percorrenza tra andata e ritorno è di sei ore. L’imponente falesia che la circonda cade a picco sul mare sia a nord che a sud. Il basso fondale è habitat di varie specie, e se si è fortunati si possono avvistare al largo i delfini. Il cielo invece è il regno del falco pellegrino e della Regina, del cormorano dal ciuffo e dell’aquila reale.

Sempre in sei ore si arriva e si torna da un altro paradiso intagliato tra le falesie, Cala Luna. A metà fra i territori di Baunei e di Dorgali, è un’insenatura di sabbia finissima e dorata. Il fondale è basso nei primi metri, ma poi scende rapidamente in profondità, caratteristica molto apprezzata dagli amanti dello snorkeling e delle immersioni. A nord le falesie sono punteggiate da cinque ampie grotte.
Per la sua bellezza, Cala Luna è stata scelta come location per “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, film cult di Lina Wertmüller.
Passiamo ora a un altro percorso di trekking, la Grande traversata del Supramonte, annoverato fra i più suggestivi della Sardegna. In quattro giorni permette di attraversare le Barbagie da Arcu Correboi alla sorgente di Su Gologone a Oliena. Anche qui non mancano strapiombi a picco sul mare, calette e spiagge da cartolina.
Fra le varie mete raggiungibili anche in giornata c’è la Gola di Gorropu, che segna il confine fra Barbagia e Ogliastra. È uno dei canyon più profondi d’Europa con pareti alte 500 metri (sono stati ritrovati fossili che testimoniano la genesi sottomarina avvenuta fra 190 e 60 milioni di anni fa). Questa voragine lunga un chilometro e mezzo ha origine erosiva, col Rio Flumineddu che ne ha modellato la forma. È la zona più selvaggia della Sardegna, e per affrontare i trekking che portano al canyon è consigliabile affidarsi a guide esperte e avere attrezzatura adeguata.

Gorropu è uno scrigno di biodiversità, con specie endemiche come l’aquilegia nuragica, specie erbacea unica al mondo, e l’euprotto, un anfibio fra i più rari d’Europa. Ci sono poi mufloni e aquile reali che nidificano nella gola. Tutto intorno, l’antico complesso montuoso del Supramonte, che fa da contorno al Gennargentu.
Il canyon è visitabile solo a piedi attraverso tre sentieri, camminando fra ginepri e tassi millenari, grotte, pinnettos (antichi ovili) e insediamenti nuragici. Eccoli in breve: a nord passando nella valle di Oddoene, in territorio di Dorgali, c’è il percorso meno impegnativo con due ore di cammino; a sud, in territorio di Urzulei, parte un sentiero di tre ore e mezza fra andata e ritorno; a est del canyon, da Genna Silana un percorso ben segnato richiede un’ora all’andata e due al ritorno (l’unica difficoltà è il dislivello).
