Biomimesi contro la siccità: il miracolo dell’acqua

La Terra come la Luna, spiagge senza mari e deserti sconfinati? Una previsione decisamente apocalittica: eppure ormai si distinguono anche dallo spazio, con il satellite Copernicus Sentinel -2 dell’ESA, i confini di terra del Po, l’estate scorsa invisibili, ora emersi a causa della siccità. Il Grande Fiume è al minimo storico: in alcuni punti si può attraversare a piedi da sponda a sponda, e preoccupa il cuneo salino che avanza inesorabile dal delta verso l’hinterland emiliano, minacciando i raccolti.

Il Po sotto il Ponte della Becca – provincia di Pavia | © meteoweb.eu

E l’emergenza idrica sta colpendo ormai tutte le acque dolci del Paese: è l’ANBI-Osservatorio Risorse Idriche, a segnalare come si sia paurosamente abbassato il livello dei principali fiumi italiani, come l’Adige e il Tagliamento al Nord, Tevere e Arno al centro, Liri-Garigliano e Volturno al Sud, e lo stesso vale per i laghi, dai grandi bacini di Como, Iseo, Garda, al Trasimeno in Umbria, e ai più piccoli nel Lazio, come Nemi e Bracciano.

Il Po quando non c’era l’emergenza idrica | © sportfoglionews.it

Il deficit di precipitazioni nevose, e di piogge degli ultimi mesi, sono i principali responsabili delle immagini desolanti dei tratti inariditi di quella che è considerata l’arteria idrica d’Italia, il Po. Ma la colpa non è solo della tropicalizzazione del clima: ad accelerare, negli anni, l’insorgere della magra è stata anche la pressione antropica, in particolare l’incremento delle irrigazioni agricole e l’utilizzo di acqua nel settore industriale, per lavare e raffreddare i macchinari.

Il fiume Po in secca | © WWF
SOS acqua in Italia

Secondo Meuccio Berselli, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, in assenza di nuove precipitazioni e col persistere di temperature sopra la media potrebbe essere necessario accendere il “semaforo rosso”, ossia vietare qualsiasi uso di acqua ad eccezione di quello idropotabile. Al momento sembra ancora possibile eludere una misura così estrema attraverso le direttive emanate dalle varie istituzioni territoriali.

Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha decretato la limitazione dell’utilizzo di acqua per il lavaggio stradale e l’irrigazione di parchi e impianti sportivi, ma, soprattutto, ha sollecitato i concessionari delle utenze irrigue “all’attivazione presso i propri consorziati di campagne di sensibilizzazione per l’uso accorto della risorsa idrica orientate al soddisfacimento dei reali fabbisogni irrigui delle colture”.

Gli effetti della siccità sulle colture

Nel Lazio Nicola Zingaretti annuncia lo stato di calamità naturale e demanda ai sindaci interventi mirati: a Bracciano, ad esempio, è stato ordinato “l’uso dell’acqua solo a scopi potabili o igienico sanitari”, con divieto di irrigare orti e giardini, riempire piscine, lavare veicoli e pavimentazioni esterne.

Da Nord a Sud le amministrazioni locali, oltre a raccomandare ai cittadini di utilizzare l’acqua con maggiore parsimonia, discutono sull’opportunità di chiudere fontane monumentali, piscine e parchi acquatici, nonostante rappresentino una risorsa nell’industria del turismo: come reagirebbero i visitatori di una fontana di Trevi o piazza Navona senza zampilli in piena estate? E intanto i proprietari dei parchi acquatici vicini alle coste, allarmati all’idea di dover chiudere i battenti proprio nel periodo in cui ragazzi e famiglie cercano refrigerio e spasso, lanciano la proposta di alimentare scivoli e vasche con acqua di mare filtrata.

Fontana di Trevi | Roma

Ed oltre il razionamento, il recupero: l’ANBI ha chiesto alla Regione Calabria di sbloccare l’autorizzazione d’uso delle acque dalla diga del fiume Metramo al Consorzio di Bonifica Tirreno Reggino: 30 milioni di metri cubi che sono inutilizzati dal 2015, trattenuti in un invaso presso Castagnara di Galatro, che potrebbero irrigare 20.000 ettari di terra assetata. E c’è il “Piano Laghetti: “L’obbiettivo è 10.000 bacini medio-piccoli, multifunzionali ed ecocompatibili, da realizzarsi entro il 2030, ed i primi 223 progetti sono già pronti, perlopiù immediatamente cantierabili.” ha dichiarato Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Diga sul fiume Metramo | © cbtirrenoreggino.it

Contro la siccità del Po il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara ha attivato una serie di pompe provvisorie che reimmette negli impianti l’acqua che dai canali di scolo andrebbe direttamente in mare. Anche se a fare la differenza dovrebbe essere un progetto “resiliente”, così come lo ha definito il Presidente del Consorzio Stefano Calderoni, che ha dichiarato:” Chiaramente stiamo scontando i ritardi di una mancata programmazione per il Bacino del Po, e la mancanza di progetti per creare un sistema adeguato ai cambiamenti climatici che erano previsti. In autunno, anche grazie ai fondi del PNRR, sarà necessario progettare, finalmente, quel sistema di invasi delle acque di Alpi e Appennini per conservare l’acqua e utilizzarla quando serve, come ora.”

L’acqua del futuro sarà sostenibile?

E se fa paura l’acqua di mare che sta risalendo il Po, c’è chi propone di utilizzarla. Come il Gruppo italiano Webuild, specializzato nell’approvvigionamento a fini potabili ed irrigui, e nel trattamento delle acque reflue, che sta elaborando il progetto “Acqua per la vita”, in arrivo al Governo, per la costruzione di desalinizzatori.

Istallazione di acqua pulita in una casa per bambini vicino Thika | Kenia | © Majik Water

“La nostra controllata Fisia ha già realizzato la maggior parte degli impianti di dissalazione in funzione nel Medio Oriente – ha dichiarato Pietro Salini, Amministratore Delegato di Webuild – rendendo possibile la vita in città strappate al deserto come Abu Dhabi o in città ad alto consumo di acqua come Dubai. La carenza idrica in Italia è un fenomeno storico e non solo momentaneo.” Secondo Salini sul banco degli imputati per la siccità c’è anche la mancanza di manutenzione degli impianti di distribuzione, che fanno perdere quasi 1 miliardo di metri cubi di acqua potabile ogni anno, più di 1/3 di tutta l’acqua a disposizione.

E si può andare: nel documentario “Brave Blue World” vengono illustrate alcune delle tecnologie più innovative come risposta alla siccità che, secondo le stime ONU, nel 2050 colpirà 5 miliardi di persone, e non solo nei paesi in via di sviluppo.

In Kenia Beth Koiji si è ispirata al sistema dei condizionatori, ma soprattutto ai coleotteri del Namib (che ricavano acqua dall’atmosfera): il suo Majik Water filtra l’aria, (una risorsa che è dovunque!) ed utilizza la condensa come acqua pulita, consentendo ai bambini di un convitto di studiare anziché passare la giornata a cercare da bere nelle paludi contaminate.

Funzionamento di hydraloop | © stormsaver

La biomimesi potrebbe essere allora la risposta alla crisi idrica mondiale: imitare la natura che, semplicemente, non inventa l’acqua, ma purifica con il suo ciclo perenne quella che ogni giorno tutto il mondo utilizza. Ed è quello che fa la Dutch Water Alliance, che ha brevettato il sistema Hydraloop per il consumo casalingo, dove l’acqua usata con gli elettrodomestici e i servizi igienici viene interamente riciclata. E su più larga scala, la prestigiosa azienda di cosmetica L’Oreal, che ha realizzato il progetto di “fabbrica a secco”, riciclando il 100% delle acque impiegate nel ciclo produttivo, soprattutto per il lavaggio degli impianti, invece di scaricarle.

Aqualia – coltivazione di alghe | © braveblue.world

E se è vero che le acque reflue contengono più energia di quanta ne occorre per trattarle, conviene allora non buttare via nemmeno gli scarti: in Spagna c’è Aqualia, che coltiva immense distese di alghe nutrite con acque di scarico, da cui ricava un carburante sostenibile, e in Kenia, Sanivation, che si occupa di purificazione delle acque dei wc portatili distribuiti nei villaggi a rischio epidemia, e che dai rifiuti crea una sorta di carbone “ecologico”, che produce emissioni ridotte e brucia tre volte più a lungo.

Aqualia- Macchina alimentata con biometano | © waterworld.com
L’oligopolio dell’acqua: non solo distopia

Insomma, per risolvere la siccità non dovremmo semplicemente scaricare meno acqua anche in casa, ma abituarci all’idea che in futuro quella che usiamo, anche nella toilette, potrebbe uscire di nuovo dai rubinetti. Un po’ come nei film di fantascienza, da Waterworld a Dune, e come avviene già sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Ma se il riciclo è la soluzione, perché non viene applicato in tutto il pianeta? Costa troppo rispetto alla resa? Secondo gli ambientalisti, è questione di scelte politiche. Come spiegato nell’articolo pubblicato su Nature Communication (https://www.nature.com/articles/s41467-022-28077-2), i large-scale land acquisitions (LSLAs) stanno rafforzando il monopolio dell’acqua nel Sud del mondo. Chi acquista terra nei paesi in via di sviluppo promuove un’agricoltura su larga scala che prevede irrigazioni massicce, sottraendo l’acqua ai contadini locali. E se l’acqua scarseggia, il suo valore sale, diventando un investimento al pari del petrolio.

Carbone ecologico | © Sanivation

E allora, come descritto nel film di 007 “Quantum of solace” nel 2008, accade che l’acqua spesso non scarseggi, ma sia tenuta nascosta, trattenuta da chi detiene il potere di sfruttare un territorio.

Nel frattempo, il razionamento “dinamico” indicato dalle autorità in tutto il pianeta è la misura di emergenza. Anche perché, secondo Coldiretti, il dimagrimento del Po ha già fatto salire a tre miliardi il conto dei danni ad agricoltura e allevamento, senza contare il comparto ittico (tonnellate di pesci morti per mancanza di ossigeno), e l’impoverimento dell’ecosistema: tendono a scomparire infatti molti uccelli, rettili, anfibi e piccoli mammiferi, spesso surclassati da specie non autoctone, resistenti e voraci come ad esempio il pesce gatto americano.

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