La fine dell’odissea della Safer è una storia che vale la pena raccontare.
È la storia della più pericolosa minaccia ambientale che incombeva sul Mar Rosso. 1,1 milioni di barili di greggio rischiavano di sversarsi da un momento all’altro da una nave cisterna in condizioni catastrofiche, una nave tenuta in ostaggio da una guerra. Sulle dinamiche tragiche, e surreali, che hanno portato il Mar Rosso sull’orlo di un disastro irreversibile avevamo già scritto in questo articolo. Ora la Safer ha smesso di essere una minaccia. Lo dobbiamo soprattutto all’inventiva di un uomo tenace: David Gressly, rappresentante delle Nazioni Unite e capo del coordinamento umanitario per lo Yemen.

Come sventare una catastrofe
“La descriverei come un mostro. Non ne fanno più così”. David Gressly
Le proiezioni e le simulazioni al computer in caso di sversamento, ma anche d’incendio, mostravano scenari apocalittici, inimmaginabili. Con quasi quattro volte il carico della Exxon Valdez – per di più in un mare chiuso – in poco tempo tutte le coste dai golfi di Suez e di Aqaba fino allo stretto di Bab el Mandeb ed oltre avrebbero conosciuto l’incubo della marea nera. L’industria turistica e della pesca sarebbero state azzerate. Dieci milioni di persone che dipendono dagli impianti di desalinizzazione lungo il Mar Rosso sarebbero rimaste senza acqua dolce e potabile.
Tutti i porti dello Yemen sarebbero diventai impraticabili, tagliando di fatto i viveri a 20 milioni di yemeniti la cui sopravvivenza dipende ormai quasi esclusivamente da aiuti umanitari internazionali. Infine, coralli e vita marina tra i più splendidi del pianeta sarebbero stati spazzati via per migliaia di chilometri. Questo secondo le ultime stime e simulazioni al computer. Un esame tecnico condotto sullo scafo finalmente svuotato rivela che mancavano dai 12 ai 18 mesi al suo sgretolamento.
Corsa contro il tempo
È il novembre 2021 e tutte le trattative e gli sforzi per mettere in sicurezza la Safer erano falliti. Le parti in campo, Arabia Saudita, Governo ufficiale dello Yemen e i ribelli Huthi, che di fatto controllano la zona dov’è ancorata e la utilizzano come arma di ricatto, non giungono a nessun accordo. La Safer è ormeggiata a poche miglia dalla linea del fronte, vicino a Hodeidah e le acque circostanti sono minate. Il tempo stringe e David Gressly non molla e continua a trattare. Sa che per implementare una soluzione tecnica bisogna prima risolvere i problemi politici e di sicurezza della zona.
Media con le parti singolarmente, senza sosta. Le trattative all’inizio, ammette Gressly stesso, sono lente e timide ma a poco a poco le parti in causa iniziano a rendersi conto della gravità della minaccia. Tra gli altri ostacoli c’è l’attribuzione della proprietà del greggio contenuto nelle stive della Safer. Il valore stimato del carico è di oltre 70 milioni di dollari. David Gressly propone di trasbordare il greggio in una petroliera di terze parti in attesa di un accordo o di una sentenza internazionale che ne stabiisca la proprietà di diritto. Anche i ribelli Huthi, una versione yemenita e appena più moderata di Hezbollah, iniziano a capire e a fidarsi.
Il 2 aprile 2022 la svolta, le Nazioni Unite riescono a mediare un cessate il fuoco. Arabia Saudita, Oman, Egitto e Giordania si fanno garanti della tregua. La tregua è il prerequisito essenziale per un’intesa di carattere tecnico sulla Safer. Le parti si siedono e iniziano a comprendere che l’unica via di uscita è proprio il trasferimento del petrolio. Manca un piccolo dettaglio: manca la petroliera che accoglierà il greggio.
Le Nazioni Unite non posseggono petroliere. Acquistarne una costa 50 milioni di dollari e la lista della spesa non finisce lì. Per trasferire il petrolio da una nave all’altra, tenendo conto che la Safer ha 47 anni e sta marcendo in mare dal 2015, è necessario l’intervento di una società specializzata che offra tutte le garanzie di sicurezza. Un incendio o una esplosione a bordo comporterebbero una catastrofe ecologica e umanitaria non minori di uno sversamento in mare. C’è bisogno anche di un fondo per la rottamazione sostenibile. La carcassa della superpetroliera non può inquinare né essere demolita dai poveri dannati nei gironi infernali che caratterizzano questo tipo di business. Il costo totale dell’operazione raggiunge la cifra di 144 milioni di dollari, il doppio del valore del suo contenuto.
Non si può contare sullo Yemen, che dipende dai sussidi, e i governi vicini non possono intervenire. Le loro legislazioni, fa notare Gressly, permettono di erogare denaro all’estero solo per far fronte a un danno già iniziato. David Gressly si fa venire un’altra idea. Un’idea che cambierà gli strumenti e le modalità della cooperazione internazionale.
Un crowdfunding per salvare il Mar Rosso
“Se ci fosse stata una grande fuoriuscita di petrolio avremmo probabilmente raccolto un miliardo di dollari in un mese, perché i governi hanno meccanismi che lo consentono” David Gressly – The Guardian.
A giugno del 2022 le Nazioni Unite lanciano il crowdfunding. Arrivano donazioni da privati e da ONG. Sono migliaia di piccoli contribuenti. Il concetto è semplice: si potrebbe raccogliere anche un solo dollaro da 144milioni di persone.
Il più toccante dei contributi è forse quello di un gruppo di scolari degli Stati Uniti. A settembre la raccolta ha racimolato 300.000 dollari. Ne servono cinquanta volte tanti per far partire il progetto. Intervengono i governi di tutto il mondo. Stati Uniti e Arabia Saudita donano 10 milioni a testa, a loro si aggiungono Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Unione Europea, Qatar, Svezia, Norvegia, Finlandia, Francia, Svizzera e Lussemburgo, intervengono imprese e magnati del settore privato. Raggiunta la quota di 85 milioni il crowdfunding acquista la petroliera.
Viene battezzata Yemen, in nome del paese dilaniato, nel quale tutte le parti si riconoscono e che tutte credono di rappresentare. Iniziano incessanti trattative con le assicurazioni: vogliono garanzie in una zona di guerra. A giugno 2023 il crowdfunding ha in cassa 118 milioni di dollari. La parte restante verrà coperta da un prestito speciale garantito dall’OCHA, Office for the Coordination of Humanitarian Affairs. Questa garanzia viene data per la situazione di emergenza. OCHA sta già fronteggiando altre emergenze.
La fine di un incubo
Adesso le Nazioni Unite possono ingaggiare una società che si occuperà del trasferimento del greggio in sicurezza. Serve anche un ormeggio che permetta alla Yemen di accostare la petroliera marcia senza danni. La tenuta delle fiancate della Safer è quanto di meno affidabile. Viene quindi realizzata una boa ancorata sul fondo e a luglio 2023 una piattaforma di controllo con tanto di helipad affianca la Safer sull’altro bordo. Tutto è pronto. Ora manca solo l’autorizzazione degli Huthi, che controllano la zona e la capitale, per il trasferimento di petrolio. Il 10 luglio arriva l’ok da Sana’a.
Iniziano i lavori. Dopo i controlli di routine, le pompe iniziano a trasferire petrolio da una nave all’altra. Il 25 luglio 2023 David Gressly dichiara:“Oggi è un giorno del quale essere orgogliosi. Abbiamo posato una grande pietra miliare. Una straordinaria coalizione globale si è riunita sotto l’ombrello delle Nazioni Unite per prevenire l’incubo di una catastrofica fuoriuscita di petrolio nel Mar Rosso.”
Il petrolio viene trasbordato completamente sulla Yemen senza incidenti. In fondo alle stive della Safer resta un 3% del carico in forma di depositi semisolidi = catrame. Verrà ulteriormente bonificata e fatta a pezzi senza che i lavoratori – spesso anche bambini – rischino la loro vita e la salute.
La sua rottamazione verrà monitorata da Greenpeace. Il petrolio a bordo della Yemen verrà analizzato per stabilirne il valore commerciale. Non è ancora chiaro a chi andranno i proventi. Ma di questo non ci interessa. Quello che conta è che con il salvataggio della Safer è stata scritta una delle più belle pagine della Storia moderna. Una pagina che non raggiungerà i talk show, perché il mondo funziona così. Milioni di esseri umani affacciati sul Mar Rosso, qualche miliardo di creature marine, e la nostra possibilità di osservare una straordinaria bellezza, devono la loro sopravvivenza alla tenacia e all’ingegno di David Gressly, un uomo la cui forza ispiratrice ha resuscitato i lati migliori, e vincenti, della nostra specie: cooperazione, fiducia e ingegno.
- https://www.imperialecowatch.com/2021/11/07/fso-safer-il-piu-grave-disastro-ecologico-e-una-questione-di-giorni/
- https://news.un.org/en/story/2023/07/1139057
- https://www.unocha.org/
- https://news.un.org/en/story/2023/07/1138517
- https://news.un.org/en/story/2023/08/1139687
- https://www.aljazeera.com/news/2023/7/16/the-uns-yemeni-oil-tanker-operation-heres-what-to-know
- https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_dello_Yemen_(2015)
- https://www.theguardian.com/environment/2023/aug/29/the-remarkable-story-of-how-yemens-oil-tanker-disaster-was-averted-by-crowdfunding
- https://www.goodnewsnetwork.org/remarkable-man-averts-oil-tanker-disaster-by-crowdfunding-to-stop-crumbling-ship-from-releasing-tons-into-red-sea/