Polpi d’allevamento

A Gran Canaria sorgerà il primo allevamento di polpi al mondo con un investimento di 68 milioni di euro. Il progetto ha sollevato molte perplessità dal punto di vista ecologico, ma soprattutto questioni di carattere etico, scoprendo un buco legislativo nella normativa europea.

© Vittoria Amati
Un progetto faraonico

Nel Puerto de La Luz, a Gran Canaria, sono già stati destinati al progetto più di 52.000 metri quadrati della darsena Africa, all’interno del perimetro dell’Autorità Portuale di Las Palmas. L’impianto sarà a terra. Le cisterne verranno alimentate da acqua di mare prelevata a 16 metri di profondità ad un ritmo di 150.000 metri cubi al giorno. Dietro al piano c’è Nueva Pescanova, colosso galiziano e multinazionale della pesca e dell’acquacoltura, in collaborazione con l’Istituto Spagnolo di Oceanografia (IEO). La scelta è caduta su Las Palmas di Gran Canaria per questioni di logistica e per la qualità e la temperatura dell’acqua, con qualche ambizione di revival storico: nel passato il porto di Las Palmas è stato il principale esportatore di polpi nel mondo. Se l’obiettivo di produrre circa 3.000 tonnellate di polpi all’anno verrà raggiunto, tornerà sicuramente ad esserlo. Il progetto ha sorpreso un po’ tutti, non soltanto gli ambientalisti: allevare cefalopodi è una faccenda molto complessa. Ricavarne un vantaggio economico ancora di più.

Darsena Africa nel porto di Las Palmas, Gran Canaria | © Autorità Portuale di Las Palmas
Soggetti difficili

I primi a far chiudere il ciclo riproduttivo ai polpi in cattività sono stati gli scienziati giapponesi dell’Università delle Ryukyu, ad Okinawa. Non senza difficoltà. Durante la fase del corteggiamento la femmina, che è di solito più grande del maschio, potrebbe divorarlo. In natura la femmina può produrre dalle 200 alle 500mila uova, che all’inizio restano all’interno del corpo materno per circa un mese, per venire appese in grappoli al soffitto della tana. La deposizione è lenta e può richiedere anche sei settimane, e altrettanto la loro incubazione. Durante tutta la fase la femmina smette di nutrirsi e resta nella tana per deporre e poi difendere le uova dai predatori. Quando le uova si schiudono e le larve si spargono, di solito la femmina muore. A questo punto le larve, delle dimensioni di uno o due millimetri, affrontano un periodo di vita planctonico, nutrendosi di plancton e di alghe, ma diventando a loro volta facile preda di altre specie. Passano alla vita bentonica, cioè sui fondali, dopo mediamente due mesi.

Ricreare in vasca questo ciclo comporta non poche difficoltà, che vanno dallo spazio disponibile alla qualità del cibo, alla qualità dell’acqua che per questa specie deve essere sempre pulita e trasparente. I piccoli cefalopodi prediligono cibo vivo che deve essere anche delle dimensioni adeguate. In cattività le uova vengono messe in una incubatrice, le larve allo stato planctonico devono avere una loro vasca, gli individui che passano alla fase bentonica un’altra ancora. Tutto il ciclo, se portato avanti a livello industriale, richiede enormi quantità di acqua, di spazio, di cibo fresco e adeguato. Anche questo potrebbe non bastare: i polpi sono dei maestri dell’evasione. Sono capaci di sabotare pompe, condutture, lampade e prese d’acqua nei loro continui tentativi di raggiungere il mare. E spesso ci riescono: sono in grado di passare attraverso fessure poco più alte del loro occhio.

La questione ecologica

Gli stock ittici selvatici si stanno velocemente depauperando, erosi da un consumo sempre maggiore di una popolazione mondiale in crescita e dal facile accesso alla risorsa e la pratica dell’acquacoltura è incoraggiata dalla FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Tuttavia si è scelto di allevare soprattutto carnivori, come orate e salmoni, spostando il problema su altri stock. Un altro punto critico è la diffusione di malattie che, anche nelle specie marine, tendono a svilupparsi in condizioni di sovrappopolamento e poi a diffondersi in mare, con l’immissione di acque ad alta concentrazione di patogeni. Per far fronte a quest’evenienza si ricorre spesso all’uso di antibiotici, che a loro volta vanno a perturbare altri equilibri, soprattutto vegetali.

© Vittoria Amati

Nel caso dei polpi l’alimentazione è estremamente complessa. Le larve hanno bisogno di enormi quantità di plancton, e quello contenuto nelle acque prelevate dal mare per alimentare le vasche non è sufficiente. Il plancton, tra l’altro, è una risorsa che non può essere catturata in qualsiasi periodo dell’anno. Nella fase bentonica, invece, i polpi si nutrono di altri cefalopodi, piccoli pesci e soprattutto di crostacei che devono essere vivi, delle specie e delle dimensioni adatte. Tra questi ultimi vi sono i misidiacei, gamberetti che a loro volta possono essere allevati come cibo per l’acquacoltura, ma la cui pesca in natura ha un forte impatto. Nueva Pescanova non ha rilasciato troppi dettagli, si sa che ha acquistato in esclusiva gli studi condotti dall’Istituto Oceanografico Spagnolo, ma le dimensioni dell’allevamento sollevano parecchi dubbi sulle sue ripercussioni ambientali. Basti pensare che nel mondo ogni anno vengono catturate 350 mila tonnellate di polpi. Le tremila tonnellate previste dal progetto costituirebbero quasi l’uno per cento della produzione mondiale, in un’area decisamente ristretta. Non solo, le popolazioni dei polpi non sono mai state completamente monitorate per una serie di difficoltà. Il polpo è un animale estremamente elusivo e ha un ciclo di vita molto breve, tra uno e tre anni al massimo, e le sue abitudini in natura sono state osservate solo di recente. L’unica certezza è che subirà certamente un declino a causa di un mercato in forte espansione, al quale si sono aggiunti consumatori dagli Stati Uniti e dal Giappone, dove prima veniva sostanzialmente ignorato. La vicinanza con un aeroporto intercontinentale per il prodotto fresco e le ampie strutture portuali per il prodotto congelato renderanno questo cefalopode sicuramente più popolare e più accessibile in tutto il pianeta. In sostanza: un’operazione che in qualche modo si prefigge di salvaguardare l’animale in natura rischia di aumentare la sua domanda globale in modo esponenziale.

Puerto de La Luz – Las Palmas, Gran Canaria | © Matti Mattila
La questione etica

Nueva Pescanova ha dichiarato di impegnarsi nell’ottimizzazione del benessere dei polpi nel suo allevamento, ma non ha detto come lo farà. In teoria non sarebbe neanche tenuta a farlo. La legislazione europea ha inserito i cefalopodi tra gli esseri senzienti per quanto riguarda gli esperimenti scientifici, perché è dimostrato che possono provare dolore e sofferenza, ma le normative sugli allevamenti contemplano solo i vertebrati.

A prima vista il polpo è quanto di più lontano si possa immaginare da una forma di vita animale come la nostra, ma la sua evoluzione mostra sorprendenti parallelismi. Sulla linea temporale dell’evoluzione la distanza da noi, e anche da gatti e scimmie, è di circa 600 milioni di anni. Viveva in quel passato profondo, all’alba della vita sul pianeta, l’antenato comune tra noi e il polpo, ma la strada presa dai polpi sembra quella di un’alternativa subacquea all’intelligenza.

Secondo Peter Godfrey-Smith, autore di Altre menti: il polpo, il mare e le remote origini della coscienza, la differenza tra noi e i polpi ci impone una riflessione sulla natura stessa della coscienza.

“Se possiamo stabilire un contatto con i cefalopodi come esseri senzienti non è per le similitudini, ma perché l’evoluzione ha costruito la mente due volte.”

Godfrey-Smith considera i cefalopodi un esperimento indipendente nel campo dell’evoluzione dei grandi cervelli e dei comportamenti complessi.

© Vittoria Amati

I polpi sono in grado di trovare soluzioni complesse ai problemi, imparano ad usare gli strumenti e sono capaci di ingannare. Molti loro comportamenti, come il riconoscersi allo specchio, ricambiare lo sguardo e il gioco, suggeriscono che posseggano una coscienza di sé. Che sappiano cioè distinguere ciò che succede all’interno da ciò che succede all’esterno dell’individuo, grazie al confronto con la famosa copia, una sorta di database dinamico dove vengono registrate le proprie azioni. L’azione ha bisogno di una buona capacità di calcolo, e quindi di un certo numero di neuroni, e il polpo con ben nove cervelli, distribuiti tra la testa e le braccia (i tentacoli), ne ha in abbondanza. Il rapporto tra massa cerebrale e massa corporea gioca a favore dell’intelligenza del polpo, mentre un corpo che è esso stesso uno strumento lo mette sullo stesso piano di partenza di noi scimmie dal pollice opponibile.

La maggior parte dei ricercatori che studiano i polpi sono anche convinti che posseggano una loro personalità; riconoscono le persone, nutrono simpatie e antipatie nei confronti del personale, possono essere scontrosi o amichevoli, e la loro pigmentazione cambia a seconda degli stati d’animo. Se i subacquei conoscono bene i loro show psichedelici, a volte messi in scena a puro beneficio dell’osservatore, i ricercatori conoscono i comportamenti dei polpi in cattività. I polpi sembrano perfettamente consapevoli della loro condizione: tentativi di evasione e dispetti sono all’ordine del giorno nei laboratori che li ospitano. Ma l’incognita più grande in un allevamento intensivo è data dalla loro scarsa socialità con i membri della stessa specie. I polpi trascorrono tutta la loro vita in solitudine, sono territoriali e aggressivi con gli altri polpi. Le dispute sono frequenti quanto il cannibalismo, tanto che l’accoppiamento stesso può essere fatale.

In parole semplici e crude: un allevamento intensivo potrebbe trasformarsi facilmente in un inferno che neanche Dante avrebbe potuto immaginare.

 

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